”C’è un Convitato di Pietra che si aggira intorno alla guerra Russo-Ucraina
SIPARIO?
C’è un Convitato di Pietra che si aggira intorno alla guerra Russo-Ucraina. Ed è rappresentato dalle, ormai imminenti, elezioni presidenziali statunitensi. Che presto si apriranno con le Primarie, per arrivare a conclusione nell’autunno del 2024.
Poco tempo, soprattutto per lo staff di Joe Biden, che si ricandida contro ogni buon senso. E in contraddizione con una situazione di salute – anche, anzi soprattutto mentale – che gli consiglierebbe un, rapido, pensionamento. E il ritiro in una, tranquilla, dimora di campagna.
Ma questo è il problema minore. La minaccia della messa sotto accusa, e dell’impeachment, grava sempre più sulla testa del Presidente. I rapporti d’affari “oscuri” di suo figlio con il regime ucraino, le ombre sul suo operato da vice di Obama, i legami con certa finanza speculativa… tutti elementi che avrebbero consigliato ai Democratici di cambiare cavallo.
Ma così non è stato. E questo la dice lunga su chi determina le scelte nel Partito Democratico americano. Su quali gruppi di interesse si stagliano dietro a Biden.
Gruppi che, per altro, non hanno evidentemente valide alternative. L’ipotesi Kamala Harris -in pectore sin da questo primo mandato – è miseramente abortita sul nascere. E delle Primarie incerte potrebbero fare emergere l’ipotesi Kennedy. Che, per coloro che hanno, rocambolescamente, portato Sleepy Joe nello Studio Ovale, è un incubo forse ancora peggiore di Trump.
Meglio tenersi il vecchio Biden, dunque. E cercare di blindarlo con tutta una serie di azioni non propriamente limpide. In primo luogo, tentando di eliminare dalla corsa a Washington Donald Trump, per via giudiziaria.
Un sistema che noi italiani conosciamo bene.
Tuttavia, gabole interne a parte, resta il problema Ucraina. Sul quale la Presidenza Biden si è giocata gran parte della sua, già scarsa, credibilità.
Ed è un problema che va risolto. E rapidamente. Prima dell’inizio delle Primarie.
Dimostrando ben poca comprensione degli scenari e della realtà militare sul campo, lo staff di West Wingh si è a lungo baloccato con la fantasia che la, famosa, controffensiva Ucraina ottenesse successo. E portasse al crollo militare della Russia.
Ma si è rivelata una fantasia priva di sostanza.
La controffensiva è stata, palesemente, un totale fallimento. Un inutile massacro di uomini e dissipazione di risorse. La retorica e la propaganda di Kiev e dei Media occidentali non riescono più a nasconderlo.
Gli alti comandi statunitensi sempre più si rivelano ferocemente critici nei confronti delle strategie adottate dall’AFU. E i rapporti delle agenzie di intelligence disegnano lo scenario di un vero e proprio disastro.
Fino ad ora l’Amministrazione Biden ha ignorato, o finto di ignorare tutto questo. Ma ora le elezioni sono alle porte. E, palesemente, si cerca una Exit Strategy capace di minimizzare il danno. Anche perché sia negli States, sia in molti paesi europei comincia sempre più a manifestarsi la stanchezza per le inutili spese a favore dell’Ucraina.
Come uscirne, dunque?
Innanzitutto, con ogni probabilità, rimuovendo in qualche modo Zelensky. Capro espiatorio di un fallimento che, certo, non è solo suo. E sostituendolo con un volto nuovo. Qualcuno che possa sedersi al tavolo delle trattative.
Operazione, però, non facile. Perché deve tenere conto del nazionalismo ucraino, e dei radicali che, di fatto, controllano il paese. È stato aperto un vaso di Pandora. Ed ora farvi rientrare i demoni diventa davvero molto difficile.
Poi, sarà necessario trovare un accordo con il Cremlino. Un accordo che permetta a Biden, o chi per lui, di proclamare al mondo di aver salvato l’Ucraina. Anche se è ormai chiaro che questo costerà il Donbass, per non parlare della Crimea.
Insomma, una soluzione “coreana”. Che sancisca un nuovo Status Quo, ancorché non riconosciuto dalla diplomazia ufficiale.
Ma anche questo rischia di essere solo un sogno. Perché non tiene conto di molti fattori.
Prima di tutto, la Polonia, che aspira chiaramente ad un protettorato sull’Ucraina occidentale, si accontenterà di tale soluzione? O giocherà in proprio, cercando un accordo di spartizione territoriale con Mosca? Non sarebbe una cosa nuova storicamente.
E, poi, non si tiene conto della Russia. Che ha sacrificato molti uomini e risorse in un conflitto che si poteva, facilmente, evitare. Se solo Kiev avesse applicato gli accordi di Minsk. E se Washington, ovvero l’Amministrazione Biden, non avesse colpevolmente sostenuto questa mancanza di fede ai patti siglati.
Putin difficilmente potrà accontentarsi di una soluzione sospesa, alla “coreana”.
Vuole la neutralità dell’Ucraina. Il ritiro della NATO da quei territori. Non solo in Donbass. E quindi l’ascesa a Kiev di un governo non ostile alla Russia.
Altrimenti aspettiamoci che dopo aver dissanguato, con la pazienza del ragno, ciò che resta delle forze ucraine, le truppe di Mosca passino ad una nuova offensiva generale. Ed è difficile dire se e dove, a quel punto, si fermeranno.
Comunque vada nel prossimo futuro, è evidente che a Washington si cerca di uscire con meno danni possibile da questo pantano. Per Biden ne va della possibilità di rielezione.
Se, poi, vincesse Trump… sulla guerra calerebbe, in pochi giorni, il sipario. E, probabilmente, l’Ucraina sparirebbe dalle carte geografiche.