”Beh… è passato. Anche questo Natale.
SOGNANDO IL POLO
Beh… è passato. Anche questo Natale. Come sempre d’altronde. Da bambini lo si attendeva con tanta ansia, aspettativa, fantasia… ed era bello. Poi arrivava. Il risveglio alla prima aurora dei 25 dicembre. Correre a vedere i regali sotto l’Albero. La colazione con il panettone e la cioccolata calda… uso lombardo, della famiglia di mia madre. Ché allora, poi, il panettone si mangiava a Natale. Punto. Mica a partire da settembre come ora. Era il Panettone. Non una merendina…
Poi il pranzo in famiglia. Interminabile. Ricordo che il nonno paterno diceva che ci dovevano essere dodici portate. Non importa di cosa. Una poteva essere di noci o fichi Secchi. Ma dodici avevano da essere. Come le Notti magiche, da Natale all’Epifania. Non era un pranzo come gli altri. Era una cosa unica. Attesa tutto l’anno.
Il pranzo terminava verso sera. E poi… beh, poi era tutto finito. Il Natale andato via…
Una sensazione di amarezza. Come quella espressa da Leopardi ne “La sera del dì di festa”.
Dolce e chiara è la notte e senza vento,
E queta sovra i tetti e in mezzo agli orti
Posa la luna, e di lontan rivela
Serena ogni montagna. O donna mia,
Già tace ogni sentiero, e pei balconi
Rara traluce la notturna lampa: […]
Oggi credo che anche per i bambini sia diverso. Molto diverso. Intanto, in nome del realismo e della razionalità, molti, troppi genitori, tolgono ai figli ogni illusione su Chi porta i doni. È necessario che crescano con i piedi per terra, dicono. E il risultato è che, prestissimo, cominciano a chiedere e pretendere. Sempre di più. Senza remore. Prima bastava un giocattolino, una calza con noci, mandarini, caramelle… l’importante era l’incanto. La gratuità del Dono. Babbo Natale, o Gesù Bambino non aveva alcun obbligo di portare regali. Era un premio. Non potevano essere pretesi. Niente capricci. Niente ricatti…
Abbiamo voluto che i nostri figli diventassero realisti. Razionali. E, così facendo, abbiamo inaridito la loro fantasia. Impoverita la loro infanzia. E, di conseguenza, tutta la loro vita.
Già, perché è razionale credere che una mascherina di carta velina possa proteggerci dai virus… è razionale pretendere di vivere in eterno, e aggrapparsi disperatamente alle proprie paure, imbottirsi di psicofarmaci, negare rapporti sociali, familiari in nome della nostra, preziosa, salute. È razionale essere terrorizzati da un raffreddore stagionale, da uno starnuto. E, invece, non è razionale, anzi è deleterio sognare Santa Claus, le renne che volano, il suono dei campanelli…
Abbiamo smesso di credere agli Dei, per credere ai programmi televisivi… bella scelta, non c’è che dire.
Sarò irrazionale. Sarò infantile. Ma sinceramente preferisco credere che Babbo Natale sia ora tornato nelle sue dimore polari. E che stia prendendosi un meritato riposo. Con una tazza di cioccolata calda. O, meglio ancora, un bombardino bollente, con panna.
E che già gli elfi si stiano affaccendando per preparare i doni del prossimo Natale. E le renne, sfinite per il lungo volo, riposino nella stalla, al caldo…
Insomma, preferisco passare per scemo. Ma avere ancora il senso dell’attesa. Del magico. Della speranza nel futuro e in un mondo della fantasia. Il solo che non può venire corrotto e venduto.
Natale tornerà fra un anno. Intanto si può continuare a sognare il Polo Nord…