Una domenica che lascia il segno fino al sabato successivo
SOGNO DI UNA DOMENICA DI MEZZO INVERNO
Redazione Inchiostronero
Un sogno invernale che scalda il cuore e dilata il tempo
Visto che è domenica (per voi che mi leggete è martedì) facciamo un gioco, anzi dedichiamoci a un sogno. Immaginiamo che i poteri europei avessero preso sul serio la questione della pace e questo tema non fosse stato soltanto uno specchietto per le allodole, un finto peso sulla bilancia per compensare l’evidenza di una governance in mano alla finanza internazionale e alle sue cricche di banchieri, fondazioni, think tank, agit prop mediatici pagati dall’Usaid o dalla stessa Commissione di Bruxelles. Facciamo anche finta che il personale politico del continente avesse una qualche capacità di ideare, una sensibilità sociale e – ma qui siamo nella fantascienza – di sottrarsi ai fili dei burattinai a cui in fondo deve il proprio potere. Capisco che si tratti di uno sforzo notevole, al quale un’intelligenza non corrotta o non vuota, si adatta con difficoltà, ma in questo mondo di fantasia l’Occidente avrebbe accettato quella che era sostanzialmente l’unica richiesta della Russia, ovvero che l’Ucraina si comportasse come uno Stato permanentemente neutrale e fungesse da ponte tra l’Ue e la Russia. In questa ipotesi, la guerra nel Donbass, in corso dal 2014, si sarebbe conclusa rapidamente e l’intervento di Mosca del 2022 non si sarebbe mai verificato. Invece tutti applaudirono freneticamente Zelensky quando nella conferenza sulla sicurezza tenutasi a Monaco il 19 febbraio del 2022 disse di voler riprendersi la Crimea e di puntare alla creazione di un armamento nucleare. E quell’applauso costrinse la Russia a intervenire per evitare che tutto ciò accadesse.

Se avessero respinto questo delirio, se non si fosse ritenuto che l’adesione dell’Ucraina alla Nato fosse la cosa più importante come voleva Washington, l’Europa avrebbe potuto vivere in pace e avere un commercio fiorente con la Russia, mentre l’Ucraina, in quanto Stato ponte, avrebbe tratto maggiori benefici da questo commercio e avrebbe potuto finalmente rimettersi in piedi economicamente. Il Nord Stream esisterebbe ancora, l’Europa avrebbe a disposizione grandi quantità di gas russo a basso costo e la sua economia non sarebbe entrata in una spirale di recessione e di deindustrializzazione. Ma facciamo un passo più in là e ipotizziamo che i 200 miliardi di euro ufficialmente spesi per la guerra, ma che in realtà – considerando la necessità di ricomprare gli armamenti persi, il surplus dei costi energetici e i prestiti a fondo perduto sono già ora parecchio più del doppio – fossero stati spesi in istruzione, sanità, pensioni e per progetti di sviluppo. Sì, immaginiamo in quale diversa atmosfera civile potremmo essere ora, tra l’altro non gravati da un’occhiuta censura che impedisce di dire le cose più evidenti. Certo una spesa sociale sarebbe stata impossibile perché le politiche neoliberiste avrebbero dirottato quelle risorse verso le insaziabili casse dei centri finanziari: per i cittadini i soldi non ci sono mai. Vediamo gli stratosferici aumenti delle pensioni da 1 euro e rotti, vediamo le incredibili liste di attesa negli ospedali e sappiamo che qualche anno fa, prima ancora della guerra, il governo tedesco affermò che non c’erano i 5 miliardi necessari per un aumento delle pensioni. Tuttavia facciamo finta di aver avuto dei politici decenti: quante cose si sarebbero potute fare con quella massa enorme di denaro?
E quante cose avrebbero potuto realizzarsi potendo commerciare liberamente con la Russia e con la Cina: dalla produzione di chip per computer allo sviluppo, logicamente correlato, dei moderni sistemi informatici e delle soluzioni IT, per fare solo un esempio. Invece una massa enorme di investimenti sono volati verso la totale follia di Net Zero che non solo è irrealizzabile e basato su teorie totalmente fasulle ancorché esaltate dai tromboni a pagamento, ma costituisce un ulteriore onere sui cittadini. Così adesso siamo a una sorta di punto di svolta nella quale gli armamenti hanno la priorità assoluta su tutto il resto: siamo tornati ai cannoni invece del burro, triste memoria della preparazione della Seconda guerra mondiale.
Ma in fondo si può sempre sognare nonostante i fact checker.
