Al culmine della luce, l’estate inizia a morire

 SOLSTIZIO D’ESTATE

Andrea Marcigliano

Nel cuore luminoso del Solstizio d’Estate, il Sole appare trionfante, ma già inizia il suo impercettibile declino. In un’atmosfera sospesa tra luce abbagliante e malinconia ciclica, Marcigliano ci guida in una meditazione poetica sul tempo, la natura e la dissoluzione dell’io nei sensi e nel paesaggio. Un testo che attraversa il confine tra percezione e simbolo, ricordandoci che ogni apice contiene in sé il principio della fine. (Nota Redazionale)


Il Solstizio è appena trascorso. Il Sole, alto, arde una natura in pieno rigoglio, anche se, oggi, un vago velo di nubi, quasi una foschia, ne mitiga appena il calore.

Comunque, è al suo apice. Luce e calore giunti alla massima intensità. E così li continueremo a percepire per qualche giorno. Fino ad un inizio di declino. Che sarà avvertibile più o meno dal 25.

Perché il Solstizio d’Estate rappresenta il massimo fulgore del Sole. Il suo ardere più intenso. Ma, anche, l’inizio del suo declino. Inavvertito, perché l’estate si sta aprendo proprio ora. Ed i mesi caldi, aridi, sono, ancora, di là da venire.

Eppure, da oggi è un Sole declinante.

D’Annunzio, in Alcyone, descrive la natura del Pineto che, lentamente, inaridisce. Si prosciuga di forze vitali. E vede il verde della Primavera cangiare in colori più intensi. Sino al roggio che preannuncia l’Autunno.

Taci. Su le soglie del bosco
non odo parole che dici umane;
ma odo parole più nuove
che parlano gocciole e foglie
lontane.

Ascolta. Piove
dalle nuvole sparse.
Piove su le tamerici
salate ed arse,
piove su i pini
scagliosi ed irti,
piove su i mirti
divini…

Pure, in questi momenti appare alto. E trionfante, il Sole. Ti arde, se vi cammini attraverso. E ti distoglie dalla tua mente. Diventi solo sensazioni.

Un sentire effuso e diffuso. E non vi è più distinzione, o quasi, fra te e la natura che ti circonda. Una nube ti avvolge, compenetra. Porta fuori di te.

Sei nell’Estate. Parte di essa, trionfante nelle foglie e nei fiori, come nei tuoi sensi. Abbagliati, sino alla soglia della cecità.

E cieco è il camminare, lento, per vie assolate.

Anche i suoni, le voci appaiono filtrati da tanta luce.

Nel centro del paese, è giorno di mercato. Cui si aggiungono bancarelle per celebrare l’inizio dell’estate. Dolciumi, panini, bibite, birre….e poi strani giochi di pazienza, banchi di vecchi giornaletti, figurine, carabattole…

Mette allegria questa confusione. Spezza l’usuale silenzio dei giorni festivi.

Lo infrange, senza però farsi rumore assordante. Anzi, tutto, suoni, oggetti, persone, animali…proprio tutto appare ovattato. Imprigionato, e al tempo stesso espanso, in questa nube di calore.

Una qualche allegrezza appare evidente. Eppure è allegria venata di un ché di melanconico. Come la sensazione, più che il pensiero lucido, che si sia ad un apice che prelude al declino.

Una sensazione di…morte, a ben vedere.

Presagio vago, tuttavia. Il corpo è pervaso di calore. Gli occhi abbagliati. I sensi accesi, quasi incendiati. Sembra di essere solo, totalmente, sensazioni e percezioni. Il pensare è lontano. Come disperso in un mare nel quale, leopardianamente, diventa dolce naufragare.

E dolce è perdersi lento,
nel silenzio che sfuma l’eterno.

Redazione Electo
Andrea Marcigliano

 

 

 

 

 

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