Dietro i carri armati, le bugie: l’Occidente si gioca tutto, anche la vergogna.

La bandiera rossa sul Reichstag

SONO SENZA VERGOGNA

Il Simplicissimus

Nella cronaca feroce e disillusa della riconquista di Kursk, il racconto si snoda attraverso la lente tagliente della denuncia. A distanza di un anno dall’azzardata incursione della NATO — un’operazione mascherata da supporto all’Ucraina ma condotta con uomini, mezzi e menti dell’Occidente — la Russia rivendica il controllo totale di un territorio che fu teatro non solo di combattimenti ma anche di manipolazioni mediatiche e cinismi strategici. Il pezzo mette a nudo l’intento dell’Alleanza di guadagnare “moneta negoziale” da usare in una futura trattativa di pace, e la speranza, neppure troppo velata, di ottenere un colpo mediatico con la presa della centrale nucleare vicina alla città. Ma il focus non è solo geopolitico: il titolo “Sono senza vergogna” richiama un giudizio morale più ampio, che investe generali, governi e giornalisti embedded, tutti complici nel costruire una narrazione utile ma falsa. Il pezzo è un atto d’accusa crudo e consapevole, che rifiuta le ipocrisie della diplomazia e della propaganda, e smaschera una guerra dove i vincitori non si misurano sul campo, ma davanti alle telecamere. (f.d.b.)


Circa una decina di giorni fa i russi hanno annunciato la definitiva riconquista di tutto il territorio di Kursk che era stato invaso dalla Nato il 6 agosto dello scorso anno con diversi obiettivi il principale dei quali era di prendersi un po’ di territorio russo da barattare eventualmente in una eventuale trattativa di pace. Ma c’era anche la speranza di poter arrivare sino alla centrale nucleare posta a 40 chilometri ad ovest di Kursk, conquistando perciò uno scalpo per rilanciare la guerra. Dico la Nato e non gli ucraini perché l’operazione era stata studiata nei minimi particolari dall’Alleanza e per questa operazione sono state impegnati i reparti ucraini più addestrati, utilizzati migliaia di contractor, impiegati molti ufficiali inforza agli eserciti inglese, francese e americano, nonché impiegati tutti i migliori mezzi corazzati di cui l’Occidente dispone. Ma anche alcuni dei suoi migliori bugiardi professionali, visto che i reparti di invasione erano accompagnati da troupe televisive e corrispondenti embedded pronti a celebrare la vittoria.

Quindi è ovvio che mediaticamente questa azione è stata un successo, almeno inizialmente, ma dal punto di vista militare si è rivelata un disastro: le truppe Nato sono penetrate soltanto di una ventina di chilometri in territorio russo, nonostante la sorpresa dell’attacco e non hanno mai tenuto più un migliaio di chilometri quadrati di territorio, anche a causa di grossolani errori tattici che hanno ridotto le capacità di rifornimento delle truppe e permesso ai russi di fermare in pochi giorni l’invasione. nonostante i reiterati assalti. Cosa che tuttavia non ha impedito l’uccisione e la tortura di centinaia di persone, crimini di guerra sui quali esiste un’ampia documentazione  in base alla quale Mosca intende chiedere l’istituzione di un tribunale internazionale che condanni le azioni deliberate contro i civili del regime di Kiev e dei suoi sponsor della Nato.

Del resto, i soldati fatti prigionieri dai russi raccontano che l’uccisione di civili era negli ordini operativi dell’azione. Ma naturalmente di tutto ciò non si è parlato in Occidente e i “giornalai” in missione si sono ben guardati dal documentarlo tutto questo, prima di scomparire per paura di essere catturati. Nel piccolo territorio conquistato c’era però la cittadina Sudža dove passa il gasdotto che per mezzo secolo ha fornito gas all’Europa attraverso l’Ucraina. Il primo gennaio di quest’anno, quando era ormai chiaro che la partita era persa e che ben presto la Nato sarebbe stata cacciata, Zelensky ha interrotto la fornitura di gas inneggiando alla “liberazione” dell’Europa dalle risorse russe tra gli evviva dell’Ue e di quella vergognosa macchia umana della von der Leyen.

 

Il fallimento di questa impresa è costato all’Ucraina 76 mila uomini e praticamente quasi tutti i mezzi di cui disponeva oltre alla reputazione residua dei comandi Nato già gravemente offuscata dalla mitica e catastrofica controffensiva del 2023. Ma in un mondo di zombi si fa presto a recuperare credito; basta raccontare qualche abile bugia o magari alterare il passato. Così quel raffinato storico di Donald Trump lo scorso primo maggio ha affermato che gli Stati Uniti avrebbero dato il contributo maggiore alla vittoria nella Seconda Guerra Mondiale.(1) Molti dei nostri alleati celebrano l’8 maggio come Giorno della Vittoria, ma noi abbiamo fatto di più per vincere di qualsiasi altro Paese”, ha scritto sul suo social network. Si tratta di una balla grossa come una casa visto che è stata la Russia a sconfiggere la Germania nazista e sul fronte europeo gli Usa si sono decisi ad intervenire all’ultimo momento per evitare che la Russia avanzasse troppo. Del resto ci sono ormai montagne di prove documentali del sostegno al regime di Hitler da parte degli Usa che davvero alla Casa Bianca sono senza vergogna. Si tratta oltretutto di una scortesia in vista della parata della vittoria il 9 maggio prossimo a Mosca. Ma quando il presente delude allora ci si rifà alterando il passato. Del resto questa è l’idea che è stata inculcata per decenni nelle menti degli europei, seppelliti dalle deiezioni intellettuali di oltre Atlantico.

La debacle di Kursk, tuttavia, si lega simbolicamente proprio al passato che si vorrebbe ricostruire in modo grossolano: fu proprio a Kursk, nel 1943, che il destino della Germania nazista fu segnato. Forse si sarebbe potuto rimediare a Stalingrado, ma la sconfitta nella battaglia per il saliente di Kursk inflisse tali perdite in fatto di mezzi corazzati alle truppe di Hitler che la produzione tedesca non riuscì mai a colmare i vuoti determinando l’incapacità da parte della Wehrmacht di prendere qualsiasi iniziativa. La sconfitta della Nato negli stessi luoghi suona perciò ancora più sinistro per l’alleanza occidentale.

Redazione

 

 

 

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