Chi sta davvero guidando il coro?

Guerra e pace – murale in stile Banksy con soldati e pacifica rossa

SPIAZZA DEL POPOLO

Il Simplicissimus

Un tempo, la piazza era il cuore del popolo, il luogo dove si alzavano voci di protesta, speranza e rivolta. Oggi, Spiazza del Popolo è il teatro di un nuovo paradosso: chi si raccoglie qui non brandisce più slogan di ribellione, ma un rosario laico di invocazioni vuote – più Europa, più guerra, più riarmo. Mentre gli ombrelli si aprono sotto la pioggia e il vecchio detto risuona nell’aria – “Piove, governo ladro!” – resta una domanda sospesa: chi sta davvero guidando il coro? E chi, invece, rimane spiazzato da una narrazione che ha ribaltato il significato stesso della piazza? Un’analisi feroce e disincantata sul senso delle manifestazioni di oggi, tra retorica, ipocrisia e un popolo che forse, più che mai, ha perso la sua voce. (f.d.b.)


Piove, governo ladro! Non si sa bene quando e da cosa nasca questa espressione, ma il fatto è che piove a dirotto in questi giorni e dopo l’approvazione della legge sulla siccità nell’aprile del 2023 – a causa dei cambiamenti climatici – ci sono già state due gravi alluvioni e un numero infinito di dissesti idrogeologici. Adesso ci risiamo. Naturalmente è sempre colpa del cambiamento climatico che serve a spiegare qualsiasi cosa ed è dunque una non spiegazione, qualcosa che naviga tra l’ovvio (il cambiamento è l’unica costante del clima), la scienza aggiogata alla speculazione e un credo surrettizio da divano con le sue infinite e inconsistenti gnagne. Vabbè lasciamo perdere: il fatto è che il nostro fragile Paese avrebbe bisogno di almeno 200 miliardi per curare le ferite dovute ad incuria, pessima amministrazione del territorio e indifferenza reale dietro l’involucro dell’ambientalismo di maniera. Ma non è stato fatto nulla quando un po’ di soldi c’erano, figurarsi adesso che i soldi non ci sono. Anzi ora che bisognerà prendere enormi cifre a strozzo perché ce lo chiede l’Europa con i suoi evocati eurobomb.

Quelli che oggi sono in piazza del Popolo chiaramente con un rosario fumoso di invocazioni fatto di più Europa della guerra, ora pro nobis; riarmo accelerato, miserere nobis; soldi agli speculatori bellici, gloria in excelsis Wef. Ma soprattutto contro Trump e contro Putin, per ragioni in realtà mai spiegate, mai argomentate e sostanzialmente totemistiche: una tribù ormai allo sbando e dimentica di sé che ubbidisce a certi poteri e alle infantili suggestioni che vengono facilmente indotte come, ad esempio, Elon Musk col braccio alzato, che fa parte di una campagna internazionale palesemente fabbricata, diffusa sui social e persino apposta nella metropolitana di Londra. Chi ha un po’ di anni può pensare di assistere a un incubo vedendo le questioni politiche ridotte a questa robaccia da spot: una specie di sinistra che oggi chiede di tagliare il welfare per fabbricare cannoni, anti-sovranista, ma ossessionata dalla sovranità altrui, che fa dell’inclusione un motivo di esclusione e che infine invoca l’ambiente ma nello stesso tempo depista gli investimenti che sarebbero necessari, per procedere invece alla sua distruzione. In questo immondo calderone bollono molti ingredienti tra i più repellenti, ma soprattutto la voglia di rimanere sotto i riflettori che invece si spegnerebbero immediatamente se per caso volessero fare una politica sociale. Oppure per conservarsi piccole grandi rendite di posizione. Ci tengono spasmodicamente alle briciole dei ricchi epuloni.

Il Tesla-gate di Fratoianni e signora e la corsa al discredito della politica tutta

Tutto questo ha esiti patetici, demenziali e ridicoli, come per esempio l’imbarazzo di chi aveva comprato una costosissima Tesla per salvare il pianeta (beato chi ci crede), ma soprattutto per fare il fico e che adesso sente il dovere di sbarazzarsene perché le fabbrica Musk: una cosa che corre nei social e nella quale è incappato anche Fratoianni beccato a bordo dell’auto a pile prodotte dall’uomo col braccio alzato. Adesso deve chiedere perdono per la sua incauta scelta. Se questa è politica, rassomiglia molto alla merda ed è bene non calpestarla. Ma la cosa che più di tutte fa incazzare è che questi rimasugli di un’epoca, come ossi di seppia su una spiaggia dopo la tempesta, inalberano una doppia protervia: quella di una sedicente superiorità morale in ragione di idee che ormai hanno tradito e quella più sottile, ma ancora più esecrabile, di sentirsi nelle grazie del potere reale. Almeno gli altri ubbidiscono e basta, senza tante pippe, la loro doppiezza è in qualche modo cristallina: “ve stamo a pijà p’er culo”. Chi sa perché mi viene in romanesco.

Landini. Non dice più niente di sinistra. Le grandi fabbriche sono chiuse. Ma manifesta per il riarmo da 800 miliardi.

Questa specie di sinistra dovrebbe erigere una statua equestre a Berlusconi che con la sua teatrale incontinenza, le ha permesso di nascondere per molti anni dietro una sedicente lotta politica – condotta sulla sua persona più che sulle sue politiche – la mutazione neoliberista e neopadronale che ha subito. E ora i padroni vogliono le armi. Perciò a chiedere di fatto la guerra e la dissoluzione del welfare sono i sindacati, per la prima volta insieme dopo molti anni in questa lieta occasione, quelli che un tempo boicottavano le banche che finanziavano l’industria bellica, quelli che protestavano perché l’Italia era uno dei grandi produttori delle mine antiuomo, quelli che andavano in bocciofila e persino Jovanotti che in definitiva è stato il cantore di questa nuova e terribile amalgama, che si riassume nel pensare positivo e che mette insieme il Wef al quale è stato significativamente invitato e lo pseudo pacifismo da canzonetta. Tutti in piazza mentre in Siria ci sono ormai stragi indicibili grazie ai buoni terroristi anti Assad che proprio questa manica di confusi ha esaltato. Ma sì, tutti in piazza mentre Mattarella impazza con la sua russofobia da gattopardi senza timballo, in un Paese ormai inerme e allo stesso tempo impermeabile di fronte alla storia e alle idee. La guerra è pace e la pace è guerra. Bene, armatevi e partite, vi offriamo pullman e panini, lo stesso trattamento per arrivare in piazza del Popolo. Ibis redibis non morieris in bello. Mettete voi la virgola al posto giusto.

La Sibilla. I responsi oracolari sono sempre volutamente ambigui: Ibis, redibis, non morieris in bello. Si può leggere così: ‘Andrai, ritornerai e non morirai in guerra.’ Oppure, con una diversa intonazione: ‘Andrai, non ritornerai e morirai in guerra“.
Redazione

 

 

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