Si racconta che questa tipica prelibatezza della terra sicula sia nato nella città di Caltanissetta, nome derivante dall’arabo Kalt et Nissa.

STORIA CANNOLO SICILIANO: DOLCE DALLE ANTICHISSIME TRADIZIONI

 

 

Storia cannolo sicilianoIl cannolo siciliano, dolce dalle antiche tradizioni, sia sacre che profane rappresenta una prelibatezza di cui tutti vanno matti. Ma vediamo le sue origini tra storia e leggenda: si racconta che il cannolo siciliano sia nato nella città di Caltanissetta, nome derivante da un termine arabo, ossia Kalt et Nissa che sta a significare il “Castello delle donne”, probabilmente perché era la sede di molti harem degli emiri saraceni. Secondo una leggenda le concubine del sultano, durante la sua assenza, per passare il tempo si dedicavano alla preparazione di cibi particolari ma soprattutto amavano preparare dei  dolci per ingolosire il sovrano. Appunto tali concubine, sembra che siano state le inventrici del cannolo siciliano. Queste ultime realizzarono questo nuovo pasticcino cambiando un antico dolce arabo a forma di banana ripieno di ingredienti a base di latte, mandorle e miele, realizzato volutamente con quella forma, alludendo alle doti virili del sultano.

Vincenzo Marinelli – “The Dance of the Bee in the Harem” (1862).

Anche Cicerone nel 70 a.C., durante un viaggio in terra di Sicilia, ne rimase ammaliato da quel “Tubus farinarius dulcissimo edulio ex lacte fartus”, ovvero un tubo di farina ripieno di morbida crema di latte. Sembra proprio la descrizione dell’antenato del nostro amato cannolo, in una versione ancora primordiale e tutta da definire.

Alcuni storici sostengono che ad inventare il cannolo siano state le monache di clausura del Convento di Santa Maria di Monte Oliveto a Palermo, esattamente dietro la Cattedrale, modificando e rielaborando l’antica ricetta; secondo altri storici invece furono, come abbiamo visto, le donne degli innumerevoli harem che popolavano la città nissena, e che ingannavano il tempo preparando dolci manicaretti. Nella fattispecie avrebbero rielaborato un dolce tipico dalla tradizione saracena, riproponendolo con gli ingredienti tipici della Sicilia.

Ma l’ipotesi oggi tra le più accreditate farebbe risalire la nascita del cannolo ad un semplice scherzo di carnevale ordito proprio da quelle simpatiche suore di clausura del convento sopra citato, che avrebbero riempito una vasca di crema di ricotta ed avrebbero sostituito i classici rubinetti con la scorza dei cannoli. A sostenere questa ipotesi anche il fatto che in siciliano la parola cannòlu vuol dire proprio rubinetto. Secondo alcuni lo scherzo era diretto alle novizie; secondo altri ad un sacerdote; secondo altri ancora ai parenti che il giorno di carnevale si erano recati in convento per fare visita alle proprie figlie.

Attualmente il cannolo siciliano è fatto in diverse versioni rivisitate anche da grandi chef, ma in Sicilia lo si prepara ancora seguendo i dettami della ricetta originale, senza sconvolgere troppo la tradizione, il che non vuol dire che lì i cannoli siano tutti uguali, anzi: secondo la zona in cui ci troviamo ci possono essere delle  piccole varianti, che per i siciliani, però, sono abissali differenze. Tuttavia il cannolo è principalmente celebre per la grande qualità ricotta, elemento base del dolce. Le due estremità sono spesso guarnite con ciliegie o meglio, cirase candite, termine puramente siciliano. Malgrado le tante varianti, in Sicilia, ovunque ci si trovi si può gustare un cannolo così squisito da restarne entusiasti. In realtà il cannolo siciliano è molto apprezzato anche a Napoli che si fa arrivare questo dolce proprio dalla Sicilia.

Nell’Ottocento ai cannoli si dedicavano “deliziosi”  componimenti in versi:

          • “Beddi cannola di Carnalivari
          • Megghiu vuccuni a lu munnu un ci nné
          • Su biniditti spisi li dinari,
          • Ogni cannolu è scettru di ogni Ré.
          • Cui nun ni mancia, si fazza ammazzari,
          • Cui li disprezza è un gran curnutu affè.”

“Quanto sono buoni i cannoli di Carnevale,/non c’è dolce più buono al mondo./Sono benedetti i denari spesi,/ogni cannolo è lo scettro di un re./ Si faccia ammazzare chi non ne mangia,/chi li disprezza è un gran cornuto.”

Riccardo Alberto Quattrini

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