Possibile che nel Paese di grandi storici non si sia levata una voce, non sia sorta un’associazione o un’iniziativa per deprecare l’uso politico e giudiziario della storia…

STORICI, VIL RAZZA D’ANNATA

 

Ma è possibile che nessuno storico italiano, nessun cattedratico di Storia moderna e contemporanea abbia il coraggio di dire, con parole chiare e forti, che l’onda lunga di leggi e condanne sugli avvenimenti storici del passato è un’infamia che uccide la verità storica e pure la ricerca? Possibile che nel Paese di grandi storici, fino ai più recenti Renzo De Felice e Rosario Romeo, non si sia levata una voce, non sia sorta un’associazione o un’iniziativa per deprecare l’uso politico e giudiziario della storia, la condanna retroattiva del passato, l’obbligo di rinnegare la memoria storica?

 

Abbattuta la statua di san Junipero Serra a San Francisco

[stextbox id=’warning’ mode=’undefined’ color=’10e614′ ccolor=’0a0909′]Come definire questo linciaggio permanente e questo massacro retroattivo degli avvenimenti e dei protagonisti del passato? Lo definirei storicidio. Una società che uccide e rinnega la sua storia ha smesso di essere una civiltà; si è dimessa dalle sue radici, dalla sua identità, dalla sua dignità, dalla sua tradizione, dalle sue memorie, divise e condivise, unitarie e controverse.[/stextbox]

In Francia sorse anni fa un’associazione di storici, Liberté pour l’histoire, per denunciare questo bavaglio ideologico-penale alla storia che in Francia è cominciato ancor prima che da noi. Traccia di quella denuncia sono due testi, uno di Pierre Nora e l’altro di Francoise Chandernagor, ora pubblicati in Italia da Medusa (con un’introduzione di Franco Cardini) col titolo Libertà per la storia(L.C.). Vi si denuncia “la vigliaccheria politica e la demagogia elettorale”, la criminalizzazione del passato e la sua riduzione a una collezione di orrori; “la retroattività senza limiti e la vittimizzazione generalizzata del passato”. Un impianto accusatorio e moralistico che di fatto distrugge la ricerca storica, ne impedisce gli scavi e le revisioni, impone pregiudizi e scomuniche… La storia risulta davvero, come nota Nora, “un lungo susseguirsi di crimini contro l’umanità”.

Libertà per la storia

Ma il problema si aggrava se si considerano almeno quattro ulteriori complicazioni e aberrazioni che ne discendono.

La prima è che la pretesa di giudicare il passato con gli occhi, i pregiudizi, le ideologie del presente, ci porta inevitabilmente a condannare ogni evento o personaggio che si discosti dal nostro modo di vivere e di giudicare le cose. Si restringe il nostro universo a quello vivente. Una visione corta, misera, conformista.

La seconda è che condannando personaggi ormai defunti, alla fine l’interdizione ricade sui viventi, ovvero serve per colpire da una parte i politici e la gente comune che ha opinioni differenti sulla storia e dall’altra colpisce e inibisce gli stessi storici, la loro ricerca, i loro giudizi e le loro interpretazioni.

La terza è che le storie negate riguardano solo alcuni tratti del passato e ne risparmiano invece altri: ci sono processi postumi contro la Chiesa e la fede cristiana, contro la storia nazionale, i suoi eroi e condottieri, sono condannati i nazionalismi, i veri e presunti razzisti, i fascismi; ma non c’è la stessa condanna per ciò che accadde ad esempio nella Rivoluzione francese, la ghigliottina e il genocidio della Vandea, nelle Rivoluzioni comuniste, nei gulag e nei regimi comunisti, nei bombardamenti e nei massacri compiuti nel nome della libertà e della democrazia dalle potenze occidentali (condannate invece per quel che concerne il colonialismo).

Guerre di Vandea. Henri de La Rochejaquelein alla battaglia di Cholet. (Wikipedia)

E infine, la quarta conseguenza di quest’abuso giudiziario e politico della storia è legittimare quell’ondata di demenza militante che è la cancel culture, la furia distruttrice che soprattutto in America, ma non solo, colpisce Cristoforo Colombo e Napoleone, i grandi del passato e i monumenti storici. In un susseguirsi di assalti, dall’Impero romano ai cartoons…

Di fronte a questa legislazione abnorme sorta in Europa, in Francia e in Italia – con le Boldrini, i Fiano e tutte le leggi che da vent’anni si abbattono sulla storia – non si avverte la voce e il dissenso degli storici, soprattutto quelli di grande autorevolezza o di grande visibilità. Nessuno di loro che, non foss’altro per difendere la materia prima del loro mestiere, dica chiaro e forte il proprio sdegno, la propria divergenza.

Conosciamo bene le difficoltà che incontrerebbero: metterebbero a rischio l’accesso a ruoli di prestigio o perfino le loro cattedre, la loro visibilità in tv e nei giornaloni, le loro collaborazioni e i loro incarichi, se sollevassero il velo di ipocrisia e gli anatemi dell’historically correct. Subirebbero ostracismi e linciaggi. E dunque per quieto vivere, per salvaguardare il proprio particolare, sono disposti a veder massacrata la storia, prima che la verità e la ricerca.

Ma la storia così perde interesse e valore, diventa solo un tunnel oscuro di infamie e di orrori, da rimuovere e condannare. Accettando quell’impianto giudiziario e moralistico si firma la capitolazione della storia al presente, la sottomissione della ricerca storica alle leggi speciali e ai loro vigilanti inquisitori, la perdita della memoria storica nel nome di una “pulizia etica” subordinata alle verità dominanti, somministrate dall’egemonia culturale, ideologica e politica vigente.

Quelli che non dicono, non sentono, non vedono

Credo che a questo punto si possa parlare con cognizione di causa e a rigore di termini di tradimento degli storici. Anzi usiamo senza mezzi termini l’espressione diretta e appropriata: si tratta di storici vigliacchi. Ormai abbiamo ben compreso che ogni delitto commesso nel nostro paese, ogni tradimento della verità e della realtà, dei meriti e delle capacità, del buon governo e del saggio giudizio, si avvale della complicità o quantomeno del silenzio-assenso di quanti dovrebbero obiettare, denunciare, dissociarsi e non lo fanno. Per ogni disonesto che usa e abusa del suo ruolo, per ogni demente che mortifica la comprensione del reale, c’è un vigliacco che non sente, non vede, non dice e dunque diventa il loro miglior alleato. Gli storici appartengono in gran parte a questa vil razza dannata, anzi d’annata, considerando il loro mestiere.

 

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Libri Citati

  • Libertà per la storia. Inquisizioni postmoderne e altre aberrazioni
  • Pierre Nora,Françoise Chandernagor
  • Curatore: Vincenzo Fidomanzo, Franco Cardini
  • Editore: Medusa Edizioni
  • Collana: Argonauti
  • Anno edizione: 2021
  • In commercio dal: 10 gennaio 2021
  • Tipo: Libro universitario
  • Pagine: 92 p.
  • EAN: 9788876982835.    [btn btnlink=”https://www.ibs.it/liberta-per-storia-inquisizioni-postmoderne-libro-pierre-nora-francoise-chandernagor/e/9788876982835″ btnsize=”small” bgcolor=”#59d600″ txtcolor=”#000000″ btnnewt=”1″ nofollow=”1″]Acquista € 12,35[/btn]

Descrizione

I testi presenti in questo libro che sono stati scritti e pubblicati nel 2008 dagli studiosi Pierre Nora e Françoise Chandernagor, costituivano all’epoca una sorta di risposta ufficiale dell’associazione “Liberté pour l’histoire” alle azioni legislative allora in corso in Francia, divenute note come “leggi memoriali”, dove per legge memoriale si può definire una legge che dichiari, persino imponga, il punto di vista ufficiale dello Stato su alcuni avvenimenti storici. La storia di queste leggi particolari ha avuto inizio con la legge del 13 luglio 1990, detta Legge Gayssot, che prevedeva sanzioni per chi contestava l’esistenza di alcuni crimini contro l’umanità. Grazie all’azione dirompente esercitata da questa legge, che molti hanno considerato lesiva del “delitto d’opinione”, si è giunti alla decisione quadro 2008/913/GAI per gli stati membri dell’Unione Europea che ricorre nello stesso anno in cui vedeva la luce in Francia questo libro, che pubblichiamo con un’accurata riflessione dello storico Franco Cardini dal titolo più che eloquente: “Inquisizioni postmoderne e altre aberrazioni. Il tema in discussione è attualissimo e costituisce una minaccia per la libertà di espressione di chi lavora sui documenti e sulle nuove informazioni che se ne possono trarre. La direttiva, che suggerisce sanzioni per l’apologia, la negazione o la minimizzazione dei crimini contro l’umanità, compare sulla “Gazzetta ufficiale dell’Unione europea” di 23 paesi per lo più dell’Unione Europea. Il 28 febbraio 2012 il Consiglio costituzionale francese ha dichiarato la decisione quadro contraria alla Costituzione della Repubblica francese.

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