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Jack Vettriano è un autodidatta e non lo nasconde. Nato da una famiglia povera: “dovevo dividere un unico letto con mio fratello maggiore” racconta; così il futuro artista è spinto a lavorare fin da ragazzino. Lasciati gli studi a 16 anni, diviene apprendista minerario e comincia a dipingere negli anni Settanta con un set di acquerelli ricevuti in regalo per il suo ventunesimo compleanno. I suoi primi lavori sono firmati Jack Hoggan e sono più che altro riproduzioni di impressionisti. Dopo quattordici anni, riesce ad esibire le sue opere professionalmente.
“Dipingo quello che si muove in me, la sensualità”
«Ricevo moltissime lettere da parte di persone che si immedesimano nei miei quadri. C’è addirittura una coppia di amanti che usa un mio libro per dare vita ai loro incontri. Lui dice a lei di vestirsi come nel quadro di una certa pagina e poi si danno appuntamento per far rivivere quell’atmosfera». Lo dice così, Vettriano, con la naturalezza di chi non ha nulla da nascondere perché abituato a mettere in mostra il proprio mondo fatto di fantasie, ossessioni e sentimenti passionali.
Un progetto davvero spiritoso. Il fotografo francese Stefan Draschan trascorre ore nei musei, in attesa. Attende pazientemente persone “abbinate” ai quadri. Ma abbinate in che modo? Persone che con i loro vestiti, il loro stile, o semplicemente il colore dei capelli o la forma delle barbe ricordino il dipinto che stanno osservando.
Quelle che sembrano pose studiate sono, in realtà, il frutto di lunghe attese in cui Draschan fotografa solo quando la persona si è posizionata nel migliore dei modi. Il progetto si chiama “People matching artworks”, un’insieme di immagini curiose scattate nei musei di Parigi, Vienna e Berlino.
Di seguito potete trovare il lavoro di Draschan, votate i vostri abbinamenti preferiti e la prossima volta che visitate un museo, ricordate di guardavi le spalle!
Questo fenomeno attirò in maniera sempre maggiore l’attenzione soprattutto dei lettori uomini, e in particolare registrò un incredibile successo fra i soldati impegnati al fronte, che usavano appendere le fotografie di queste ragazze nei loro armadietti o nelle loro tende di accampamento.
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