La battaglia di Rocroi pose fine alla supremazia militare spagnola e inaugurò un lungo periodo di predominio militare francese

Rocroi e l’ultimo tercio Augusto Ferrer-Dalmau (1964)

TERCIO: BATTAGLIA DI ROCROI 19 MAGGIO 1643


Augusto Ferrer Dalmau, un pittore, contemporaneo, spagnolo. O meglio, dovrei dire catalano, per la sua origine. Non fosse che Ferrer Dalmau ha dovuto lasciare la natia Catalogna, perché avverso al nazionalismo catalano. Si definisce catalano e, al contempo, profondamente, orgogliosamente, spagnolo.

La sua pittura, quasi sempre ad olio e sempre figurativa, ne è il riflesso. Perché, forse, non piacerà alla critica, e sicuramente non lascerà un segno indelebile nella storia/mercato dell’arte contemporanea. Tutto dominato dal concettuale e sperimentale. Con oggetti, materiali, cose che con la pittura nulla hanno a che fare. Neppure lontanamente.

Rocroi e l’ultimo tercio – particolare

Comunque, a me, le opere di Ferrer Dalmau piacciono. Forse perché, in fatto, di arte contemporanea sono ignorante come a capra… per me ci si ferma ai futuristi e, in parte, alle loro propaggini vortex e surrealisti… in parte perché il pittore spagnolo ha il senso dell’épos.

Infatti, con il pennello tende a raccontare la storia. Della Spagna, e non solo.

E veniamo al dunque. Mi capita sott’occhio la riproduzione di una grande tela di Ferrer Dalmau. Probabilmente la sua opera più famosa.

“L’ultimo Tercio a Rocroi”. La posta Augusto Bianconi. Un amico, e un ragazzo in gamba.

Una tela a colori intensi, che ben rende il pathos di quella grande battaglia. Che fu davvero l’ultimo canto di gloria dei Tercios spagnoli.

Rocroi. 16 Maggio 1643. La vittoria francese fu merito del Duca d’Enghien, il Grand Condé. Un genio militare che lo stesso Napoleone, in seguito, imitò in più di una battaglia.

Non pose termine alla Guerra dei Trent’anni. Ma segnò il declino inarrestabile della potenza spagnola. E l’ascesa, altrettanto inarrestabile, della Francia.

È una battaglia storica, che, però, trasfigura nel mito. Nella leggenda. Perché, per la prima volta, il Tercio, la temuta fanteria imperiale, venne sconfitta.

E gli aneddoti eroici si sprecano. Dal saluto del comandante spagnolo, Francisco Melo, al duca di Enghien. Avanza a cavallo da solo, si toglie il cappello piumato e…

“A voi il primo colpo, Altezza Reale!”

“Ma per carità! Siamo in terra di Francia. Siete ospiti. Iniziate voi.” avrebbe risposto il Grand Condé.

Forse solo una leggenda, come dicevo. Ma che rende bene un atteggiamento cavalleresco, una cortesia fra nemici, che ancora esisteva. E che si andava perdendo.

L’eleganza, l’educazione aristocratica, la forma non venivano abrogate dalla guerra.

Ritratto di Luigi II di Borbone-Condé di Justus van Egmont della fine del XVII secolo. Oggi questo dipinto è custodito nel Museo Condé

Un gentiluomo era pur sempre un gentiluomo. E per quanto violente e crudeli, le battaglie non impedivano di avere rispetto dell’avversario.

Vigeva ancora l’idea, che troviamo già nell’Iliade, che va rispettato il nemico, se valoroso. Perché non vi sarebbe alcuna gloria a trionfare su un vigliacco.

La gloria di Achille è grande perché sconfigge Ettore. Che è eroe grandissimo.

L’immagine di Saddam Hussein, sporco, tremante, che viene avviato alla forca, avrebbe disgustato il Grand Condé. La guerra aveva, allora, delle “regole”. E gli uomini un ethos. Un senso dell’onore.

Il quadro di Ferrer Dalmau rende perfettamente questo spirito. Si racconta – forse si favoleggia – che, alla fine della battaglia, dispersa la cavalleria imperiale, perdute le artiglierie, restasse solo il Tercio, chiuso a quadrato. E che il Grand Condé offrisse la resa con l’onore delle armi. Ma il comandante del Tercio rispose

“Ringraziate sua altezza. Ma non possiamo arrenderci. Siamo la fanteria spagnola”.

Fu un massacro.

Molti storici raccontano le vicende in modo diverso. Ma per me conta più la leggenda.

E poi il ricordo di un altro modo di concepire l’Europa, e il senso della vita, che fu sconfitto a Rocroi.

Adele Piazza
Andrea Marcigliano

 

 

 

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Descrizione

I “tercios” della fanteria spagnola costituirono il nucleo centrale dello strumento militare della politica internazionale austriaca, formando la base del primo esercito moderno d’Europa. Questo bel libro – ovviamente completamente illustrato – ritraccia la vicenda del tercio che combatté la battaglia Rocroi, a trenta chilometri dalla frontiera franco-belga, nel 1643, attraverso la storia del processo di creazione di un’opera pittorica militare. Il libro affronta quindi argomenti come l’idea iniziale, il processo di documentazione, il bozzetto, l’esecuzione dell’opera e i piccoli dettagli finali.

 

 

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