Le trattative si moltiplicano, ma non parlano. Le bombe cadono, ma non fanno rumore nei palazzi del potere. In scena c’è la diplomazia, ma il copione è già scritto: niente tregua, solo repliche

La pace è presente. Ma imprigionata

 

TRATTATIVE ANCORA PRIGIONIERE DEL NON SENSO

Il Simplicissimus

Mentre le bombe tornano a cadere su Gaza, e la parola “pace” viene usata come paravento più che come orizzonte, il mondo assiste all’ennesima farsa diplomatica. Le trattative – sempre annunciate, mai reali – si muovono in un teatro dell’assurdo che ha perso ogni contatto con la realtà. In Ucraina, la Casa Bianca sembra orchestrare un balletto opaco tra propaganda e calcolo elettorale, giocando una partita il cui obiettivo resta oscuro: ingannare il nemico, confondere l’alleato o semplicemente guadagnare tempo? Nel frattempo, l’Europa resta spettatrice, anzi claque: affamata di conflitto, incapace di sostenerlo, prigioniera anch’essa di un non senso geopolitico che svuota le parole e perpetua le stragi. Cessate il fuoco? Forse. Ma prima, cessate le chiacchiere.


Cessate il fuoco, anzi cessate le chiacchiere. Mentre in Palestina è ricominciata la strage, con il benestare degli Usa, in Ucraina la Casa Bianca sta conducendo una specie di teatro Kabuki dell’assurdo, non si capisce bene se per cercare di ingannare i russi, se per ribadire agli americani il ruolo pacificatore di Trump o infine se per gettare un osso ai fascio globalisti europei, affamati di guerra, senza essere in grado di farla. Dopo la clamorosa bufala della Cina che avrebbe potuto unirsi a una specie di forza Ue per il “mantenimento della pace” i mezzi di distrazione di massa parlano addirittura di una cessione a Kiev della centrale nucleare di Zaporizhzhya o della sua gestione da parte di organismi internazionali. Naturalmente il ministero degli esteri russo ha invitato tutti alla moderazione nello sniffare sostante stupefacenti.

Un’immagine che mette in scena il paradosso del teatro del potere.
Steve Witkoff

Il fatto è che l’idea centrale di avere truppe Nato o di alcuni Paesi della Nato a difendere una sorta di linea di cessate il fuoco, non solo non ha senso visto che la guerra è persa, ma è un pessimo viatico per aprire un tavolo di trattative, anzi è in qualche modo una dichiarazione di guerra a Mosca. Intervenendo in Ucraina la Russia voleva esattamente allontanare dai propri confini la presenza della Nato e tu per impostare la pace gli vai a proporre di mettere truppe Nato al Dnper? La prima cosa che viene in mente è che si tratti semplicemente di cavolate dette tanto per nascondere i veri termini delle trattative dirette tra Mosca e Washington. Ma non ci giurerei: il maggior negoziatore americano, Steve Witkoff  che agisce sia per la questione di Gaza che per quella ucraina, ha dimostrato di avere una drammatica ignoranza in merito alle questioni in campo e al senso stesso della diplomazia. Per esempio, ha detto pubblicamente di non aver incontrato o parlato con nessuno di Hamas e che ha affrontato la questione palestinese tramite contatti il Qatar. Come potrebbe essere un negoziatore efficace o onesto se non si parla con entrambe le parti? E che idea è quella di investire di questa responsabilità uno che ha origine ebraiche e che a quanto sembra non è lontano da posizione sioniste?

Certo questo ex avvocato e imprenditore immobiliare è anche di lontana origine russa, ma questo non sembra un vantaggio: non parla una parola della lingua e ha pure dimostrato una clamorosa ignoranza rispetto alla questione specifica e alle richieste chiave della Russia. Ad esempio, non è stato in grado di nominare i quattro oblast ucraini che sono diventati parte della Federazione russa. Continua a sprofondare nell’illusione che Mosca possa essere convinta ad accettare un cessate il fuoco totale di 30 giorni che evidentemente non ha alcun significato se non quello di mandare altre armi a Kiev: una sospensione delle operazioni militari potrebbe essere presa in considerazione solo dietro proposte concrete e credibili da parte occidentale, tra le quali ci dovrebbe essere la fine delle forniture militari al regime Zelensky. Ma qui sia Witkoff  che Trump devono superare anche le resistenze che vengono dalla Ue che Lavrov ha definito facilitatrice di fascismo e che potrebbe essere la prima a violare i termini degli accordi. Ovviamente la tregua sul mare che pare sia stata raggiunta, è un altra cosa perché di fatto l’Ucraina non ha una flotta e probabilmente ha anche esaurito i missili usati fino a qualche tempo fa per tentare di colpire il ponte di Crimea oppure navi della flotta di Sebastopoli  e dunque la cosa si presenta vantaggiosa per la Russia e per l’export del suo grano.

Il fatto è che l’Occidente non è più abituato a gestire sconfitte così evidenti contro le vittime designate ed è nelle condizioni di un baro che si stupisce di non avere il punto vincente perché ha finito gli assi nella manica. Così non trova di meglio che gestire campagne mediatiche episodiche e prive di qualsiasi senso.  dando in pasto alle opinioni pubbliche prospettive irrealizzabili e speranze ancora lontane.

Redazione

 

 

 

 

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