I tromboniani di Trump: tanto rumore, poca sostanza

TRUMP E L’INVASIONE DEI TROMBONIANI

Marcello Veneziani

Trump e l’invasione dei tromboniani: il fenomeno di una classe politica rumorosa e vacua, che usa proclami altisonanti per nascondere la mancanza di sostanza. una riflessione sul linguaggio della propaganda e sul vuoto che si cela dietro le parole.


Voi suonate i vostri Trump, noi suoneremo i nostri tromboni. È stato uno spettacolo in mondovisione assistere in tv e nei media alla sfilata dei tromboni per l’insediamento di Donald Trump alla Casa Bianca. Le famose oligarchie nostrane sono state convocate a mezzo stampa o video per le esercitazioni generali di tromboneria in occasione del discorso d’investitura di Trump. Con poche varianti e pochissime eccezioni è stato pronunciato dall’Intellettuale Collettivo il Controdiscorso di Investitura alla Casa Nera: unico testo, unica denuncia con allarme, unica indignazione e preoccupazione per il mondo in pericolo, ma con mille ripetitori. Trump, dicono i tromboni, porta la guerra e la discordia nel pianeta. Poi, che due guerre nate al tempo del dem Biden stiano finendo, guarda caso con Trump, ai loro occhi non conta: gli altri le guerre le fanno davvero ma lui è imperdonabile perché fa guerra a parole. Gli altri si dicono pacifisti ma poi si votano a Marte, il dio della guerra; lui è guerrafondaio ma invoca Marte solo per le spedizioni extraterrestri, convogliando l’apparato bellico in imprese spaziali.

Fascisti su Marte è un film del 2006 diretto da Corrado Guzzanti e Igor Skofic.

Di tutta la settimana antritrumpiana, con relative escursioni in Val Trumpia, restano come bucce, cartucce e carcasse i tromboni esausti. Sono gli opinion makers nostrani, i ghostbusters a caccia di fantasmi fascistoidi che si annidano dovunque e loro snidano con i loro formidabili moral detector. È un fenomeno da studiare, il trombonismo, anche perché non è solo nostrano.

Un tempo le élite tecnocratiche ed economiche nostrane erano detti bocconiani. Il potere mediatico e intellettuale del nostro paese è ora nelle mani dei tromboniani. Una nuova classe dominante, ma non dirigente, costituita da tromboni emeriti, di ruolo, in cattedra, in servizio.

tromboniani sono l’equivalente degli ayatollah in una società senza Dio ma piena di idoli, dogmi, pregiudizi. Il tromboniano esercita il suo ruolo di polizia morale, politica, ideologica. Dispensa etica, ma soprattutto affibbia etichette. Il trombone fa la paternale senza essere paterno, fa la suocera globale pur non amando la famiglia.

A due passi dall’Italia e dal mondo sorge Trombon Valley, cittadella mediatica abitata da intellettuali e vietata ai plebei. La Valle dei Tromboni è a un tiro di schioppo dalla città dove abita la gente comune ma dista anni luce dalla realtà di ogni giorno. Nella Valle dei Tromboni si denuncia ogni giorno un Paese, un Mondo, abitato da razzisti, guidato da fascisti, percorso da mandrie armate di xenofobi, omofobi, sessisti, nazisti. Se l’umanità reale si divide secondo natura in uomini e donne, ma i Tromboni s’indignano se Trump ce lo ricorda. Nella Valle dei Tromboni suona di continuo il campanello rosso dell’allarme. E si elegge il Mostro del giorno, del mese, dell’anno. Stavolta il Mostro è Trump col suo ballo in Musk.

La speciale etnia dei tromboni imperversa inesorabile su tutte le ruote; tv, giornali, radio, libri, cinema e teatro, facendo capolino in ogni ambito. Incurante della realtà e dell’evidenza, annuncia catastrofi e fallimenti salvo smentite immediate. La penultima trombonata collettiva è stata gufare sulla liberazione di Cecilia Sala, tra previsioni nefaste e giudizi sprezzanti, poi la realtà li ha smentiti a tambur battente.

Il trombonismo è una visione del mondo o meglio del proprio condominio ideologico applicata al mondo; anzi, uno sguardo offeso sul mondo che si costituisce parte civile e parte ideologica.

Il Trombone è un nemico del presente che teme il futuro e si aggrappa al passato attaccando il trapassato. Il trombone dimora a Trombon Valley, a due passi dal mondo reale ma senza mai vederlo davvero; la realtà è infatti ricostruita in cartoon gesso negli studi di Trombon Valley. Così cominciò Hitler è l’incipit di rito quando si vuole stabilire un parallelo del presente con ogni dittatura. Tutto viene ridotto all’oggi, al femminismo, l’omofobia, il razzismo; tutto è una parabola, un avvertimento, un sentore per ammonire l’oggi con fatti, opere, misfatti di ieri.

Il Trombone ama i lontani e detesta i vicini, accoglie i migranti e respinge i residenti, idealizza l’umanità e schifa il popolo, simpatizza col prossimo remoto e non sopporta il prossimo in odore di prossimità. Tollera le religioni e le tradizioni altrui, schifa le proprie. Detesta il presepe se non allude a un centro d’accoglienza. Insorge se una carota è geneticamente modificata ma inveisce se qualcuno nutre le stesse riserve per l’umanità geneticamente modificata (i transgender). Ama i carciofi a chilometro zero, detesta i paesani a chilometro zero; infatti chiama trogloditi gli elettori di Trump. Ha fastidio per la famiglia, per le campagne in favore della fertilità, se non da uteri in affitto per coppie omosex. Se ne frega se l’Italia è in pericolo ma scende in piazza se la Groenlandia è in pericolo. Se un crimine è compiuto da un immigrato, un nero, un anarchico passa inosservato, e persino se un animale sbrana un uomo, la colpa è dell’uomo, non della povera bestia. Fino a ieri denunciava la deriva “aziendale” della scuola, oggi critica il suo contrario, l’annunciato ritorno della scuola umanistica. Di tutta l’erba del passato e dei classici fa un fascio, riconduce tutto al presente e giudica ogni epoca, ogni civiltà col suo metro unilaterale. Chiede di cancellare scienziati, artisti e geni del passato se hanno detto o fatto una cosa “razzista”; esige una memoria depurata, una toponomastica etica, riservata alle vittime del Male o agli apostoli del Bene.

Come si diventa Tromboni? Quando il mondo non corrisponde alla fessura ideologica del tuo cervello, pensi di essere un’Anima Bella caduta in un inferno.

Qualcuno ci chiederà infine di fare qualche nome. In passato non ci siamo tirati indietro e abbiamo sciorinato nomi e cognomi. Ma sono così tanti che si rischia di essere ingiusti nel citarne alcuni risparmiando altri. Forse sarebbe più facile indicare coloro tra i famosi che non lo sono. Vi suggerisco di compilare voi un catalogo ad personam faidate: annotatevi le firme di maggiore rilievo nella stampa, nei media, nell’editoria, o conduttori, ospiti e influencer nei programmi televisivi, nel talk show, nei social, e ne trarrete un ricco elenco di tromboni; o se volete semplificarvi il test, segnatevi piuttosto chi non lo è, perché sono decisamente meno.

Per combattere il trombonismo non serve un’ideologia di segno opposto. Serve aprire le finestre, scoprire la realtà con le sue imperfezioni, varietà e dissonanze, usare il buon senso. Tornare sulla terra e saper distinguere il giorno dalla notte, l’inverno dall’estate, il trombone dall’intelligente.

La Verità – 14 giugno 2024
La Verità – 23 gennaio 2025

 

 

 

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