Code lunghissime per entrare al Salone del libro di Torino
TUTTI AD ASCOLTARE GLI SCRITTORI,
NESSUNO CHE LEGGA I LIBRI
Code lunghissime per entrare al Salone del libro di Torino. Code lunghissime per conquistare un posto nelle sale dove parlano i grandi nomi della letteratura, dello spettacolo, del falso mondo degli ancor più falsi intellettuali. E code per i selfie con chi si presta a questo rito della notorietà fasulla. Molte meno code per acquistare i libri di questi personaggi perennemente in tv, sui giornali, nelle cronache.
Guia Soncini, sul sinistro Linkiesta, notava che ad ascoltare il sopravvalutato Rushdie erano presenti oltre 1.200 persone, praticamente il doppio di quanti libri abbia venduto l’autore nelle prime tre settimane dopo l’uscita del suo ultimo perdibile volume. Al Salone “bisogna esserci”, ma non è richiesto che si sia dei lettori compulsivi. Neppure dei lettori abituali. E nemmeno occasionali.
Forse il pubblico è convinto che la cultura si trasmetta non attraverso la fatica della lettura ma respirando il sudore degli autori. Vedendoli mentre si spostano da un padiglione all’altro, indicandoli agli amici per far capire di averli riconosciuti. Cosa ha scritto il tale? Cosa ha pubblicato la tizia? Boh!
Però è interessante come fenomeno sociale: i non lettori che affollano il tempio della lettura. E non vanno bene neppure gli audiolibri. Perché il tempo da dedicare è comunque eccessivo per chi non ha nulla da fare ma deve farlo velocemente. L’ideale sono i podcast: 2 minuti per raccontare la Divina commedia, anche meno per l’Odissea. Tu chiamala, se vuoi, cultura.
Se invece si ha più tempo a disposizione, oggi alle 18 Vittorio Corelli presenta il suo libro “Camino differente”, edito da La Caravella, al padiglione 4. Perché proprio il suo libro? Perché è l’editore di questo giornale e bisogna farlo contento.