Tutti, improvvisamente, terzomondisti

TUTTI CORTEGGIANO I “NON ALLINEATI”.

TRANNE L’EUROPA DEI MAGGIORDOMI


Tutti, improvvisamente, terzomondisti. Se Juan Domingo Peron fosse ancora vivo si divertirebbe un mondo nel vedere le grandi potenze che corteggiano in modo esagerato quegli stessi Paesi che, sino a pochi anni orsono, erano considerati il nulla cosmico abitato da subumani. Miracoli della guerra in Ucraina; delle sanzioni imposte da Biden, applicate dai maggiordomi europei ed ignorate da gran parte del mondo.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

L’America Latina non accetta più di essere trattata come il giardino di casa degli yanqui (yankee). L’Africa ha scoperto di essere un continente ricco ed appetibile. L’Asia sta dimostrando di essere capace di crescere ad un ritmo doppio rispetto a quello della vecchia Europa ex coloniale ed ora imbolsita e schiava di Washington.

Ed allora è tutto un rincorrere di proposte, di offerte, di investimenti. Non importa se il denaro messo a disposizione da Cina e Stati Uniti verrà mai restituito. Se gli accordi economici porteranno ad alleanze strategiche. L’importante, al momento, è esserci. Perché in natura, e nella geopolitica, i vuoti vengono sempre riempiti. Dunque, l’assenza di uno dei contendenti porta al rafforzamento dell’altro.

La Cina, in questo gioco, è avvantaggiata. Perché Pechino può proporre investimenti per infrastrutture senza bisogno di un ritorno economico immediato. Decide il governo, decide il partito. Ed è un gioco che guarda ad un futuro di lungo periodo. Washington mette in campo aziende private che hanno la pretesa di guadagnare il più rapidamente possibile. E ciò non è sempre possibile. Quanto alla Russia, ha meno risorse finanziarie da investire ma può offrire soldati e materie prime o trasformate. I militari della Wagner e grano, gas, petrolio, fertilizzanti.

Sul fronte opposto ci sono i Paesi corteggiati. Che, ovviamente, approfittano delle offerte più vantaggiose. Giocando, contemporaneamente, su più tavoli. Perché da un lato c’è la consapevolezza di non dover più dipendere da un Occidente che si sta suicidando e dall’arroganza insopportabile degli statunitensi. Ma, d’altro canto, esiste il timore per un’eccessiva invadenza cinese. Dalla quale, tuttavia, non si può prescindere.

Il caso emblematico è quello dell’India. Storico alleato dell’URSS, anche in funzione anticinese, ha accuratamente evitato di condannare la Russia per la guerra in Ucraina. Nuova Delhi fa parte dei Brics, dunque proprio con Pechino, e partecipa ad esercitazioni militari congiunte con Russia e Cina (ed anche Algeria, per la felicità di Tajani e Crosetto). Ma partecipa anche ad esercitazioni in funzione anticinese con Usa e Giappone.

Nel frattempo, ottiene gas e petrolio da Mosca a prezzi scontati, favorendo una crescita economica superiore a quella cinese. Ma incassa anche l’offerta nordamericana per un collegamento ferroviario/marittimo tra Nuova Delhi e Riad. Con i sauditi che hanno scaricato Washington – preferendo un abbraccio con Mosca, Teheran e Pechino – ma non per questo rinunciano agli affari con gli Usa.

E l’Argentina, stritolata in passato dagli usurai del Fondo Monetario Internazionale, si ritrova ora con la possibilità di accedere alle risorse della “Banca dei Brics” guidata dalla brasiliana Dilma Rousseff. E questo ha spinto il Fmi a proporre a Buenos Aires accordi più vantaggiosi.

In tutto questo scenario spicca la totale assenza dell’Unione europea. La farsa del “Piano Mattei” fa il paio con il blocco navale meloniano. L’Europa si dissangua per sostenere Zelensky e può offrire solo briciole ad un mondo “Non Allineato” che incassa anche le briciole ma che le valuta per ciò che sono: nulla. E allora Lady Garbatella può anche dedicarsi alle passeggiate nelle ex colonie, ma le ex colonie quando devono fare sul serio si rivolgono ad altri.

Augusto grandi

 

 

 

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