André-Jacques Garnerin e il globo aerostatico caduto a Tomba di Nerone nel 1804. Il bell’articolo di Riccardo Alberto Quattrini sullo straordinario mondo delle mongolfiere presta il fianco per condividere alcune noterelle storiche

André-Jacques Garnerin e il globo aerostatico caduto a Tomba di Nerone nel 1804 Museo Storico dell’areonautica a Vigna di Valle

Il bell’articolo di Riccardo Alberto Quattrini sullo straordinario mondo delle mongolfiere [1] e la storia dei loro inventori, presta il fianco per condividere alcune noterelle storiche su un fatto storico poco conosciuto della storia napoleonica che vale la pena di ripercorrere insieme.

Era il 18 maggio 1804 (28 floreale anno XII) quando il Senato di Francia inoltrò al Consiglio di Stato il documento col quale, istituendo l’Impero, veniva conferito al primo console Napoleone Bonaparte ‒ sopravvissuto incredibilmente ad una serie di attentati recentemente e ottimamente ricostruita da Andrea Larsen [2] ‒ il titolo di ‘Imperatore ereditario dei francesi’.

Fu il momento più alto della parabola napoleonica e, al contempo, tra i più significativi della storia di Francia. Nella patria della Rivoluzione nasceva una nuova corte, tornavano le etichette, le livree, gli abiti di seta. Una nuova dinastia prendeva le redini del Paese e un nuovo simbolo – un’aquila in volo, ricalcante quella del Sacro Romano Impero – era stato concepito per identificarla. Tre milioni e mezzo di francesi si espressero a favore di questo cambiamento, impazienti di celebrarlo con magnificenza: l’incoronazione di Napoleone fu fissata il 2 dicembre per preparare un evento memorabile destinato a segnare in modo indelebile la storia francese ed europea.

Vincenzo Camuccini. Ritratto di Papa Pio VII (1815) [wikipedia P.d.]

Napoleone volle che tutto fosse organizzato nei minimi dettagli e che le celebrazioni – iniziate, di fatto, lo stesso 18 maggio alle Tuileries e a Boulogne – assumessero un carattere simbolico e religioso ricalcando solennemente quelle dell’incoronazione di Carlo Magno. Per questo desiderò non solo che fosse il Papa a incoronarlo, ma che l’anziano Pio VII si recasse a Parigi per farlo «dando così alla Francia uno spettacolo graditissimo e togliendo al partito dei Borboni l’unica arma che ancora potevano maneggiare, quella della religione» [3].

E così fu. Il Pontefice, dopo aver annunciato la propria decisione al Concistoro, lasciò Roma per tempo e, il 2 novembre, partì alla volta di Parigi. Arrivato il 28 novembre a Fontainebleau, è noto, la notte prima dell’incoronazione, nella cappella privata di Tuileries dispose l’unione con rito religioso di Giuseppina di Beauharnais e Napoleone [4] ma si dovette rassegnare, durante la cerimonia svolta nella cattedrale di Notre-Dame, a ricoprire un ruolo piuttosto secondario e ben al di sotto delle sue aspettative: Napoleone non gli diede nemmeno la possibilità di incoronarlo mettendosi da solo la corona sulla fronte e imponendola lui stesso a sua moglie [5].  

Di quel giorno Jacques-Louis David impresse sulla tela il fasto e il clima di sontuosità. Con dovizia di dettagli il pittore parigino riassunse con grande abilità ne L’incoronazione di Napoleone e Giuseppina l’aurea quasi sacrale della celebrazione avvenuta alla presenza della nuova aristocrazia a Notre-Dame: ottanta invitati – tutte persone realmente esistite – i cui sguardi si concentrano sulla corona che Napoleone – sotto lo sguardo di Pio VII – tiene alta nelle mani in procinto di posarla sulla testa della moglie Giuseppina in un insieme apologetico di suggestiva esaltazione dei nuovi simboli imperiali.

Incoronazione di Napoleone I, Jacques-Louis David (particolare). [wikipedia P.d.]

Ma l’olio su tela conservato nel Louvre non è l’unica testimonianza pervenutaci della fastosità e della solennità di quel giorno. Ancora oggi, infatti, nel Museo Storico dell’Aeronautica Militare a Vigna di Valle [6] sono conservati i resti del pallone che l’«aeronauta privilegiato dell’Imperatore di Russia e ordinario del Governo francese» [7] André-Jacques Garnerin mise a punto in occasione della grande festa organizzata a Parigi per celebrare l’Imperatore.

La sera del 16 dicembre 1804 (25 frimaio anno XIII), infatti, all’Hotel de la Ville, la coppia imperiale partecipò insieme al proprio seguito ad un ricevimento sfarzoso durante il quale rinfreschi, balli e concerti furono tutti dedicati a loro [8]. Assai ricco il programma dei festeggiamenti: sulla Plaude Grève fu eretta «una luminaria rappresentante una fantastica statua equestre di Napoleone in atto di passare il Gran San Bernardo» [9], un fantastico vascello luminoso «simboleggiò la capitale francese in mezzo alla Senna» [10] e, soprattutto, tra gli applausi della folla festante e una pioggia di razzi multicolori, un gigantesco pallone aerostatico venne lanciato dal piazzale di Notre-Dame. La mongolfiera, priva di equipaggio, era costata più di 23.000 franchi e rappresentò l’evento più significativo tra quelli, già di per sé memorabili, della festa: adornata di drappi e bandiere, era rivestita con una rete di seta – che da sola era costata 12.000 franchi – e trasportava, illuminata da tremila lampioncini, una navicella a forma di corona imperiale, un’aquila in legno scolpito e la scritta celebrativa: «Paris, 25 frimaire an XII, couronnement de l’empereur Napoléon par Sa Saintété Pie VII» [11].

L’inventore francese nonché “aerostiere delle pubbliche cerimonie” Garnerin – che con quella mongolfiera aveva già volato su Pietroburgo – attaccò, prima di far alzare il globo, un biglietto sul quale vi era scritto: «Il pallone portatore di questa lettera si è alzato da Parigi la sera del 25 frimale per opera del signor Garnerin, aeronauta Privilegiato di S. M. l’Imperatore di Russia, ed Ordinario del governo francese, nella circostanza della festa data dalla città di Parigi a S. M. l’Imperatore Napoleone. Quelli che troveranno questo pallone, sono pregati di averne cura ed a ragguagliare il signor Garnerin del luogo in cui fosse disceso. Egli stesso si recherà, se ciò fosse necessario, ove il pallone sarà caduto» [12].

Ma nessuno poteva immaginare, di lì a poco, l’insolito e incredibile tragitto che la corrente d’aria avrebbe regalato al pallone a idrogeno. Appena alzatosi da terra, nel fragore degli applausi della folla, la sua ascesa fu brevissima perché un vento violentissimo lo trascinò subito lontano. Non solo, ma trasportato verso Sud da venti eccezionalmente favorevoli mai cessati d’intensità, l’aerostato percorse ben 1.200 chilometri in poco più di venti ore mantenendo, di fatto, una velocità di 60 chilometri all’ora [13]. In poche ore superò le Alpi, giunse in Italia, discese sulla Cassia in direzione Roma e si inabissò, dopo aver toccato terra più volte, nel lago di Bracciano [14], precisamente nei pressi di Anguillara Sabazia.

Jean-Baptiste Wicar il cardinale Consalvi col pontefice Pio VII nell’atto della firma del concordato tra Francia e Santa Sede (15 agosto 1801) [wikipedia C.C. P.d.]

Per la prima volta era stato compiuto un tragitto aereo insolito e per l’epoca del tutto impensabile unendo Parigi e Roma: due “capitali”, due città i cui rapporti, proprio in quegli anni, «si rivelarono complessi, spesso burrascosi, senza dubbio totalitari»[15]. Fu un fatto unico, che molti stentarono a credere[16] – nonostante la comunicazione ufficiale emessa dal Cardinale Ercole Consalvi – e che, di fatto, anticipò a Roma la notizia dell’avvenuta incoronazione di Napoleone prima di ogni altro mezzo di comunicazione a quel tempo disponibile. Al segretario di Stato di Pio VII, infatti, il 18 dicembre, era già arrivata una lettera da Anguillara, scritta per l’occasione dal Duca di Mondragone Don Filippo Agapito Grillo in cui si metteva al corrente la Curia che:

«Ieri sera, 17 dicembre, verso la ventiquattresima ora del giorno (cinque ore della sera), si vide comparire nell’aria un globo di smisurata grandezza, il quale cadde nel lago di Bracciano, sulle cui acque sembrava una casa galleggiante. Diversi navicellai vennero spediti nella stessa notte, perché se ne impadronissero e lo conducessero a terra: ma insorsero tra loro alcuni alterchi, i quali impedirono l’operazione. Ritornativi questa mattina di buon’ora, per mezzo di una barca l’hanno trasportato nella riva. Il globo è di seta ingommata, circondato da una rete. La galleria ch’è formata di filo di ferro si è un po’ rotta. Sembra essere stata illuminata, poiché vi si trovano ancora alcuni lampioncini» [17].

Wilhelm von Humboldt (From Wikimedia Commons)

Anche il diplomatico prussiano Wilhelm von Humboldt, residente a Roma dal 1802, si occupò, in quei giorni, della strana vicenda riportando la meraviglia che aveva circondato il ritrovamento:

«La cosa pare incredibile […] non vedo come ragionevolmente questo fenomeno vero sia, se possa spiegarsi; e tutte le ipotesi che si formano, dicendo che il Pallone non venga da Parigi, ma da più vicino, sono meno facili a credere che la schietta verità; ed in fatti non mi pare niente impossibile che un pallone di una grandezza più che ordinaria possa in 24 ore venire da Parigi a Roma» [18].

Qualche anno dopo, un’altra testimonianza, quella dell’abate Vincenzo Iacometti, confermava l’aurea di stupore che aveva circondato la vicenda del ritrovamento

Jacques-Louis David, Ritratti di papa Pio VII e del cardinale Giovanni Battista Caprara, che trattò il Concordato con la Francia. (1805) [From Wikimedia Commons]

dell’aerostato:

«il dì 17 dicembre dell’anno 1804, sul tramontar del sole, cadde poco lungi nel lago, un globo aerostatico di smisurata grandezza, fatto con ogni scrupolo di maestria, ed elevato il giorno innanzi a sera, a Parigi, da un certo signor Garnerin. Non vi è notizia che mai altro simile globo abbia fatto un tragitto così considerabile, per il che molti a gran fatica s’indussero a crederlo, sebbene annunziato da pubblici fogli» [19].

A Roma si parlò molto di questo episodio e – tra scettici e possibilisti, tra scommesse e ilarità [20] – si accettò la veridicità della vicenda solo quando, il 28 dicembre, Le Moniteur Universel confermò l’arrivo a Parigi della missiva del Consalvi con la quale, tramite il cardinal Giovanni Battista Caprara Montecuccoli legato pontificio in Francia, si informava lo stesso Pio VII che

«un PALLONE avente la FIGURA D’UNA CORONA IMPERIALEornato di vetri coloratiè caduto sul lago di Bracciano, poco distante da Roma; e che in Roma si credeva potesse essere stato lanciato in Parigi, nella circostanza della consacrazione di sua Maestà Imperiale. Questo pallone è in fatto quello che partì dall’Hôtel-De-Ville nella sera della festa datasi alle Loro Maestà Imperiali e che ha percorsa la distanza da Parigi a Roma» [21].

Ma ancora più stupore avrebbe provocato il tragitto compiuto dal pallone a idrogeno che, prima di inabissarsi nel Lago di Bracciano, in uno dei rari momenti in cui le correnti d’aria cessarono, si abbassò sbattendo sul sepolcro di Publio Vibio Mariano, meglio noto come «Tomba di Nerone». Il violento urto causò il distacco del «pomo della cima che conteneva la corona imperiale» [22] e – come riportano da più parti le cronache dell’epoca – ciò fu letto immediatamente come un triste presagio per il futuro di Napoleone.

La presunta tomba di Nerone Tomo III, tav. XIV.  Opere di Giovanni Battista Piranesi, Francesco Piranesi e d’altri. Firmin Didot Freres, Paris, 1835-1839. (wikipedia P.d.)

[stextbox id=’warning’ mode=’undefined’ color=’10e614′ ccolor=’0a0909′]E lo stesso Imperatore, una volta saputo dell’accaduto, rimase piuttosto colpito più che del sorprendente tragitto compiuto dalla mongolfiera, proprio da questo strano episodio[/stextbox]

Il fatto che la navicella della Mongolfiera a forma di corona imperiale si fosse rotta urtando una tomba che sia pur se per erronea tradizione popolare era comunque identificata con quella di Nerone – un Imperatore che dopo gloria e onori conobbe la decadenza e una fine piuttosto triste –, non fu considerato come un segnale promettente per una personalità, come quella del Bonaparte, molto scaramantica. Napoleone, infatti, non nascose il suo turbamento e leggendo fin da subito nella casualità dell’urto un presagio funesto corse a suo modo ai ripari: non volle più sentir parlare di aeronautica; decise di riequilibrare il simbolismo negativo dell’episodio chiedendo «di far trasportare a Parigi i preziosi gradini dell’altare principale in Santa Prassede per farne il basamento del suo trono» [23]; si interrogò a lungo sul modo migliore per onorare comunque la reliquia di ciò che rimaneva del gigantesco pallone aerostatico.

A tal proposito un documento ufficiale conferma la volontà napoleonica: è la lettera del 24 maggio 1805 che l’Imperatore dei francesi indirizza al Papa, da poco tornato a Roma dopo il suo soggiorno parigino:

«Ho ricevuto la lettera di Vostra Santità del 18 maggio, e già ero stato ragguagliato del felice arrivo di lei in Roma. Ho con vero piacere saputo che la salute di Vostra Santità non abbia menomamente sofferto per la diversità del clima e per le fatiche d’un sì lungo viaggio. […] Il pallone sì felicemente giunto in Roma nel giorno della consacrazione (alla domane della festa della città di Parigi) debb’essere conservato gelosamente, perché serva anch’esso a comprovare questo straordinario avvenimento: bisogna metterlo in un sito in cui i viaggiatori lo possano vedere e apporvi un’iscrizione da cui si conosca il numero delle ore che impiegò per giungere a Roma» [24].

È evidente come in questa missiva Bonaparte cerchi di dare una connotazione positiva all’intera vicenda, adoperandosi per farne ricordare la straordinarietà del volo compiuto dalla magnifica mongolfiera e non l’accidentale e travagliato arrivo.

Fatto sta che dopo il suo recupero alla mongolfiera non fu riservato, in realtà, il trattamento amorevole auspicato da Napoleone. È vero che fu salomonicamente sottratta alla contesa sorta al momento del ritrovamento tra i Torlonia e i Grillo [25] e che fu esposta nelle Logge Vaticane fino a quando non tramontò l’astro napoleonico nel 1814 [26]. Ma da allora essa fu spostata nella Floreria Apostolica, una sorta di magazzino in cui si ammassavano i regali meno graditi che arrivano in Vaticano per i Pontefici: tra busti strambi, doni ingenui e commissioni sbagliate [27], la mongolfiera rimase in un angolo dentro una cassa per molti anni. Fu “ritrovata” ed esposta nel 1932 in occasione della Mostra dell’Ottocento romano e poi, verso la metà degli Anni Settanta, Paolo VI la donò al Museo di Vigna di Valle dove tuttora è conservata sulle rive del lago dove era caduta e costituisce, nonostante i danni del tempo e dell’incuria «il più antico cimelio aeronautico che si possegga e […] l’unico superstite della pioneristica ed eroica epoca delle mongolfiere» [28].

Roberto Bonuglia

 

 

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  • Note:
  • [1] R.A. Quattrini, Lo straordinario mondo delle mongolfiere, in «Inchiostronero», del 13 dicembre 2020.
  • [2] A. Larsen, Tutti gli ATTENTATI contro Napoleone Bonaparte, in canale YouTube «Razza Estinta», del 6 agosto 2020, ora in https://www.youtube.com/watch?v=IaOwg79AX3s.
  • [3] D. Silvagni, La corte e la società romana nei secoli XVII e XIX, vol. II, Napoli 1967, p. 379.
  • [4] Cfr., in tal senso J.B.H.R. Capefigue, L’Europa durante il consolato e l’Impero di Napoleone, Firenze 1842 e R. F. Rohrbacher, Storia universale della Chiesa Cattolica dal principio del mondo sino ai dì nostri, T. XXVII, Milano 1855, pp. 48-49.
  • [5] A.F. Artaud, Storia di Pio VII, vol. I, Milano, 1838, p. 360. In tal senso cfr. anche A. Valori, Napoleone I, Torino, 1941, pp. 216 e ss. e G. Gerosa, Napoleone. Un rivoluzionario alla conquista di un impero, Milano 1995, pp. 301-305.
  • [6] A. Lodi, Roma nella storia del volo. Dalle origini alla vigilia della grande guerra, in Rivista aeronautica. Periodico dell’Aeronautica militare, LVI, 1, 1980, p. 89.
  • [7] S. Negro, Vaticano minore. Altri scritti vaticani, Vicenza 1963, p. 247. 
  • [8] P. Romano, Ottocento romano: aneddoti, documenti, curiosità, Roma 1943, pp. 17 e ss.
  • [9] G. Sacchetti, Segreti Romani, Roma 2005, p. 166.
  • [10] D. Borghese, Vecchia Roma, Roma 1967, p. 126.
  • [11] A. Comandini, L’Italia nei cento anni del secolo XIX (1801-1900) giorno per giorno illustrati (1801-1825), Milano 1900-1901, p. 113.
  • [12] Cose vecchie e nuove. Curiosità romane, in Il Cracas. Diario di Roma, CXXXV, 26, 8 novembre 1890, pp. 612-613.
  • [13] F. Lo Forte, L’aeronautica e sue applicazioni militari, in Rivista di artiglieria e genio, 8 agosto 1884, p. 184.
  • [14] G. Brey, Dizionario Enciclopedico tecnologico-popolare, vol. IV, Milano 1845, p. 105.
  • [15] L. Jannattoni, Amor di Roma e di Parigi 1956-1966. Decennale del «gemellaggio», in Capitolium, XLII, 1, gennaio 1967, p. 44.
  • [16] «Molti cedettero che fosse un miracolo, ma non pochi furono d’avviso che fosse l’opera del demonio», D. Silvagni, La corte e la società romana nei secoli XVII e XIX, cit., p. 381.
  • [17] A.F. Artaud, Storia di Pio VII, cit., p. 362. Gli «alterchi» cui si fa riferimento nella missiva sono quelli nati tra il duca di Bracciano Giovanni Torlonia e quello di Mondragone: una volta avvistato il grande pallone aerostatico, infatti, gli uomini della Casa Torlonia andarono a prenderlo ma eseguirono l’operazione di recupero su un terreno di Anguillara, di cui era feudatario proprio Don Filippo Grillo. In tal senso cfr. A. Nibby, Analisi storico topografica antiquaria della carta de’ dintorni di Roma, vol. I, Roma 1848, p. 144. e G. Tomassetti, La campagna romana. Antica, medioevale e moderna, vol. III, Bologna, 1976, p. 60.
  • [18] Lettera scritta dalla terra dell’Anguillara il 18 dicembre 1804, cit. in G. Costa, Giovanni Fabbroni e i fratelli Humboldt, in Rassegna storica del Risorgimento, LVII, IV, ottobre-dicembre 1970, p. 552.
  • [19] La testimonianza, del 1810, è riportata in P. Emanuelli, Eventi Astronomici e Bizzarrie scientifiche, Albano Laziale 1927, pp. 56-56.
  • [20] Tra i più scettici, la Duchessa di Cumberland, cognata dell’allora sovrano inglese che scommise alcune libbre di cioccolata convinta che il pallone fosse stato lanciato «da qualche comandante inglese per una specie di divertimento dato alla sua flotta», A.F. Artaud, Storia di Pio VII, cit., p. 363.
  • [21] Corsivi e neretti nel testo originale, Le Moniteur universel de Paris, del 28 dicembre 1804, cit. in Cose vecchie e nuove. Curiosità romane, in Il Cracas. Diario di Roma, cit., p. 617.
  • [22] G. Tomassetti, La campagna romana. Antica, medioevale e moderna, vol. III, Bologna, 1976, p. 60.
  • [23] Progetto, in realtà mai realizzato, cfr., D. Borghese, Vecchia Roma, cit., p. 127.
  • [24] Corsivi e neretti nel testo originale cit. in Cose vecchie e nuove. Curiosità romane, in Il Cracas. Diario di Roma, cit., pp. 619-620.
  • [25] L. Jannattoni, Amor di Roma e di Parigi 1956-1966. Decennale del «gemellaggio», cit., p. 45.
  • [26] A. Lodi, Roma nella storia del volo. Dalle origini alla vigilia della grande guerra, cit., p. 89.
  • [27] S. Negro, Vaticano minore. Altri scritti vaticani, cit., p. 247. 
  • [28] D. Arecco, Mongolfiere, scienze e lumi nel tardo settecento. Cultura accademica e conoscenze tecniche dalla vigilia della Rivoluzione francese all’età napoleonica, Bari 2003, p. 79.
  • Del 15 Dicembre 2020

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