La foto è spettacolare, ma non è di ieri

UN PINO CONTRO LA TEOLOGIA CLIMATICA


Pasterze e massiccio del Grossglockner, cartolina del 1900

La foto è spettacolare, ma non è di ieri: è quella di un pino liberato nel 2015 dal Pasterze, il ghiacciaio sulla montagna più alta dell’Austria, il Großglockner. Si unisce ai ritrovamenti di alberi nelle Alpi svizzere e alla scoperta di Ötzi, cacciatore di 5.000 anni fa nelle Alpi Venoste: i ghiacciai hanno preservato le piante e le persone morte in un tempo in cui faceva abbastanza caldo perché gli alberi crescessero dove si trova ora il ghiaccio o la nuda roccia. Sebbene queste scoperte abbiano fatto notizia facendo apparire abbastanza ovvio, a chi è abituato a riflettere, che un tempo facesse molto più caldo e i ghiacciai fossero molto più piccoli di adesso, questo non ha avuto la minima influenza sulla teologia della CO2 e del riscaldamento catastrofico dovuto all’attività antropica. Del resto, ci sono migliaia di miliardi di speculazioni in ballo e dunque tutte le evidenze di questo mondo non possono nulla contro un pugno di dollari e i trucchi dei media.

Ötzi, l’Uomo venuto dal ghiaccio

Dal 1998 l’Uomo venuto dal ghiaccio è esposto al Museo Archeologico dell’Alto Adige a Bolzano con tutto il suo equipaggiamento. Cosa rende Ötzi così affascinante? La percezione che abbiamo di lui quasi come di un viaggiatore nel tempo.

 

Il pino del Großglockner insieme a tutti gli altri reperti dimostra non solo che il clima varia per conto suo, ma pure che una temperatura più alta di 2 -2,5 gradi centigradi in più non è affatto drammatica, non fa bollire gli oceani anzi aiuta l’agricoltura e le

«DURANTE L’IMPERO ROMANO IL MAR MEDITERRANEO ERA PIÙ CALDO DI 2° C»

attività umane in generale, senza portare ad alcuna catastrofe. Le affermazioni di organizzazioni globaliste come l’Ue, il Wef, l’Onu, l’Ipcc o l’Oms sono semplici narrazioni basate su modelli ipotetici e per giunta spesso anche falsati che vorrebbero sostituirsi alla realtà dei fatti. Attualmente viviamo ancora in un periodo freddo iniziato dopo l’antico periodo caldo dell’Olocene, brevemente interrotto da un periodo caldo romano e medievale, ma seguito da una piccola era glaciale durata fino al 1800 circa. E tutto questo è asseverato da molti studi che riguardano – per quanto concerne l’Italia – l’Adriatico e il mare dello stretto di Sicilia. In parole povere ci stiamo ancora riprendendo dalla mini-glaciazione durata oltre due secoli. Ma negli ultimi 11 mila anni la copertura dei ghiacciai sulle Alpi ha avuto un andamento altalenante aumentando e diminuendo in continuazione come documenta il più completo studio su questo fenomeno “Fluttuazioni dei ghiacciai multisecolari nelle Alpi svizzere durante l’Olocene”  pubblicato nel 2008 e mostra i ritiri dei ghiacciai alpini almeno 12 volte durante gli ultimi millenni come è possibile vedere in questa animazione.

“Fluttuazioni dei ghiacciai multisecolari nelle Alpi svizzere durante l’Olocene”

Questi dati contribuiscono a elaborare una curva della temperatura che si adatta bene ai risultati di altre parti del mondo. Tali evidenze fattuali non possono essere spiegate con i modelli del Ipcc e men che meno con le dichiarazioni della casta politica interamente creata e sostenuta dalla speculazione globalista che, com’è noto possiede sostanzialmente la totalità dei media mainstream occidentali. Ciò semplicemente significa che i modelli sono deliberatamente falsificati e che vengano eliminati tutti i fattori diversi dalla CO2 che concorrono a fare il clima. Per esempio, gli autori dello studio citato considerano che il fattore decisivo nell’attuale relativa recessione dei ghiacciai siano altri: l’andamento pluriennale che emerge dai nostri dati è quindi probabilmente causato dai cambiamenti della radiazione solare estiva ed è quindi di origine astronomica”.  E non crediate che sia portato ad esagerare nel considerare falsificate le geremiadi carboniche: è la stessa conclusione di John Clauser, vincitore del Premio Nobel 2022 per la fisica, il quale sostiene che “la narrativa popolare sul cambiamento climatico riflette una pericolosa corruzione della scienza che minaccia l’economia mondiale e il benessere di miliardi di persone. La scienza climatica fuorviante si è trasformata in una massiccia pseudoscienza giornalistica-shock”. 

Non solo, ma esiste anche un enorme divario che tra ciò che la climatologia dice effettivamente e ciò che arriva al pubblico: secondo il fisico Steven Koonin “c’è un divario crescente tra ciò che dicono i politici, i media e le Ong e ciò che effettivamente dice la scienza”. Koonin non è certo l’ultimo arrivato: è stato sottosegretario alla scienza presso il Dipartimento dell’Energia degli Stati Uniti, sotto il presidente Obama. È un ex professore di fisica al Caltech e attualmente insegna alla New York University.

A quale scopo allora viene imposta questa folle teologia climatica basata sulla criminalizzazione della CO2 antropica che è comunque solo il 4 per cento del totale? A parte le gigantesche speculazioni finanziarie per il passaggio energetico (peraltro impossibile allo stato attuale della tecnologia)  che sono la parte più visibile della narrazione, sconcerta il fatto che  secondo molti studi e in particolare un rapporto del 2022 della Heritage Foundation, gli Usa andrebbero incontro – se davvero volessero  ridurre le emissioni di gas serra del 52%  entro il 2030, secondo i deliri di bideniani peraltro in via di fallimento – a una perdita di 87 mila dollari di reddito per famiglia.

I costi insostenibili dell’agenda climatica del presidente Biden

Ma soprattutto questa guerra anti CO2 avrebbe effetti negativi per l’agricoltura: l’anidride carbonica senza peraltro essere la responsabile principale degli aumenti di temperatura, svolge un ruolo importante nella crescita della produttività agricola. Quindi l’aumento di derrate alimentari non solo ci renderà poveri, ma in certe aree del pianeta aumenterà il rischio di morire di fame. Certo è singolare la circostanza che chi sostiene la depopolazione, sostiene anche una narrativa climatica priva di realtà. Del resto non un pazzo, ma Michel Hudson, due anni fa, ipotizzò che ci fosse un piano deliberato in questo senso, attuato dagli Usa e dalla Nato contro il Sud del mondo: un piano che poi Russia e Cina stanno combattendo e cercando di sventare.

Redazione

 

 

 

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