Sciopero unitario per l’auto il 12 aprile, a Torino

UN SECONDO PRODUTTORE DI AUTO IN ITALIA, PER AUTO

DA TENERE FERME


Sciopero unitario per l’auto il 12 aprile, a Torino. E già il fatto che sia davvero unitario – non accade, praticamente, da prima dell’Autunno Caldo del 69 – dimostra la drammaticità del momento. Ma le richieste sindacali dimostrano anche la totale mancanza di uno sguardo complessivo alla realtà. Perché è vero che Torino non può vivere, sotto l’aspetto economico, solo grazie al turismo ed ai grandi eventi, a partire dalle finali delle Atp del tennis destinate ad emigrare nei prossimi anni.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ma la richiesta dei sindacati – ed anche dei politici che sono ancora più distanti dal dato di realtà – di favorire l’arrivo di un secondo produttore di auto si scontra con la volontà degli stessi politici di penalizzare in ogni modo l’utilizzo delle vetture private. I dati ufficiali di Unioncamere evidenziano un eccesso di produzione delle auto rispetto alla domanda. Un enorme eccesso. Dunque il problema non è, a differenza di ciò che crede Urso, riportare la produzione italiana ad un milione di vetture all’anno. Perché non si può produrre per tenere le auto nei piazzali in attesa di acquirenti che non verranno.

Troppo alti i prezzi delle nuove vetture elettriche, troppo povere le famiglie italiane. Colpa delle strategie di Stellantis sui prezzi, senza dubbio. Ma anche di un sistema padronale italiano che non ha fatto crescere i salari a differenza di ciò che si è verificato nel resto d’Europa. Dunque domanda ed offerta non possono incontrarsi.

Ora, però, tutti vogliono credere all’arrivo, a Mirafiori,(1) di un produttore cinese (legato a Stellantis) che venderà le auto a prezzi bassi. Anche se le retribuzioni saranno quelle italiane, il costo dell’energia sarà quello italiano, la componentistica sarà quella italiana. Serve davvero un miracolo cinese.

Ma per farne cosa, dopo? Per parcheggiare l’auto sotto casa pagando cifre sempre più alte a comuni impegnati a far cassa? Per spostarsi a 30 km orari in città pagando la sosta in altri parcheggi? Per andare a una cena in campagna guidando senza osservare il panorama perché l’attenzione è rivolta solo agli autovelox ed ai cartelli con limiti orari che cambiano ogni 200 metri? E senza poter bere a cena per il rischio etilometri? Per andare in vacanza e ritrovarsi in località di mare dove non ci sono parcheggi?

Insomma, la guerra contro l’auto privata sarà anche legittimata da alibi di ogni tipo, ma certamente non rappresenta un incentivo per acquistare una vettura nuova, anche con eventuali contributi statali (che pagano tutti i contribuenti) per ridurre la follia dei prezzi. Ed allora, forse, invece di scioperare per avere una maggior produzione bisognerebbe pretendere risposte sulle strategie contro l’automobile e sulle alternative industriali. Che, al momento, Urso pare non avere.

Andrea Marcigliano
Enrico Toselli

 

 

 

 

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