”Lo avevano già fatto nel 2009…
UOMINI E POLLI: CI PROVANO DI NUOVO CON L’AVIARIA
Lo avevano già fatto: nel 2009; l’Oms spaventò tutti nel 2005 con l’influenza aviaria costringendo i governi a comprare quantità enormi di un antivirale, il Tamiflu, peraltro di incerta efficacia, le cui dosi dovettero essere buttate via perché si verificarono in tutto il mondo poche centinaia di casi. In Italia, per esempio, si dovettero andare al macero 25 milioni di dosi. La stessa situazione si verificò con la suina del 2009, quando dall’Organizzazione mondiale della sanità venne lanciato l’allarme pandemico quanto in tutto il mondo c’erano solo 28 mila casi confermati di una malattia influenzale che si rivelò non più letale della comune influenza ad onta che il virus fosse il medesimo della spagnola. Anche in questo caso ci si apprestava all’acquisto di immani quantità di farmaci quando Wolfang Wodarg, presidente tedesco della commissione Sanità del Consiglio d’Europa, parlò di una “falsa pandemia”, accusando esplicitamente le industrie farmaceutiche di aver influenzato la decisione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità di dichiarare la pandemia: “Per promuovere i loro farmaci brevettati e i vaccini contro l’influenza, le case farmaceutiche hanno influenzato scienziati e organismi ufficiali, competenti in materia sanitaria, e così allarmato i governi di tutto il mondo: li hanno spinti a sperperare le ristrette risorse finanziari per strategie di vaccinazione inefficaci e hanno esposto inutilmente milioni di persone al rischio di effetti collaterali sconosciuti per vaccini non sufficientemente testati”.
È la medesima situazione del Covid solo che allora si è tentata una indegna speculazione economica sulla salute delle persone, ma senza il palese risvolto politico e sociale che invece si è manifestato con il covid visto il progredire del potere grigio della finanza: così fu possibile arginare il piano. Anzi uscirono fuori i primi e purtroppo ultimi articoli che denunciavano i troppi corto circuiti tra l’Oms, i sistemi di controllo sanitario in generale e le case farmaceutiche: “A pandemia appena conclusa si pone la questione cruciale del conflitto di interessi attribuito all’OMS, secondo cui le decisioni assunte in occasione dell’evento pandemico sarebbero state condizionate dagli interessi economici dell’industria farmaceutica produttrice di vaccini e farmaci antivirali”. Questo l’incipit dell’articolo di Carla Perria pubblicato su Salute Internazionale il 20 ottobre 2010. E sul British Medical journal uscì nel giugno dello stesso anno un editoriale in cui si diceva: “Il mondo dovrebbe rallegrarsi per il fatto che la pandemia influenzale A/H1N1 si sia risolta in un fiasco. Con così poche vite perse rispetto a quelle previste, parrebbe da ingrati lagnarsi dei costi. Ma dobbiamo lagnarci perché i costi sono stati enormi. Paesi come Francia e Regno Unito hanno accumulato gigantesche quantità di vaccini inutilizzati che ora cercano di vendere ad altri paesi, e si trovano seduti su enormi pile di Tamiflu non utilizzate”. Da allora la voce della ragione si è spenta, nelle pubblicazioni ufficiali. (anche quello di Carla Perria il suo ultimo articolo su Salute Internazionale risale al 5 febbraio 2014 f.d.b.)
Però adesso dopo il “successo” della pandemia di covid si cerca di fare il bis agitando un nuovo spettro e rispolverando l’influenza aviaria. Perché oggi dovremmo essere alla vigilia di una nuova pandemia da parte di questi virus influenzali? Per comprendere l’artificialità delle campane a morto che il potere ricomincia a suonare va fatta un po’ di storia. L’influenza aviaria venne descritta per la prima volta in Piemonte nel 1878 e ai primi del ‘900 ne venne attribuita la causa a un virus che nel 1955 fu classificato come un patogeno “tipo A influenzale”. Dal 1961 le epidemie di aviaria si sono manifestate un po’ in tutto il mondo. Europa compresa, costringendo all’abbattimento di milioni di uccelli domestici i quali occasionalmente infettano anche mammiferi, (felini, suini e cani compresi) e ovviamente anche gli uomini, ma tale passaggio è così raro visto che meno di 1000 persone sono state infettate dal 2003 e comunque solo quelle direttamente a contato con gli allevamenti di uccelli . In più non c’è traccia di una possibile infezione da uomo a uomo, ma c’è soltanto una remotissima ipotesi di un rimescolamento tra virus dell’influenza umana e virus aviario in qualche animale sensibile ad entrambi, come per esempio il maiale, ma questo non è accaduto per tutta la storia conosciuta. Allora cosa fa temere che possa svilupparsi ora una pandemia mai vista in migliaia di anni? Cosa è cambiato visto che gli uccelli migrano esattamente come prima e anzi la crescita delle tecnologie e dei controlli anche nelle aree povere ha limitato la promiscuità tra animali e uomo?
In effetti l’unica cosa che è effettivamente cambiata negli ultimi anni è la capacità di indurre mutazioni artificiali nei patogeni. Mi permetto di immaginare che grazie al “guadagno di funzione” usato in campo militare i due virus dell’influenza aviaria, uno molto patogeno e l’altro così leggero da essere inavvertito dagli uccelli, possano essere stati adattati per infettare direttamente l’uomo e dunque trasmettersi da persona a persona: non è un mistero che i bio laboratori americani, compresi quelli in Ucraina, facciano molto affidamento sulle migrazioni degli uccelli per diffondere malattie. Forse gli scienziati pazzi intessono ogni giorno patogeni mortali nei loro laboratori segreti e magari un virus è fuggito o qualcuno lo ha deliberatamente immesso nell’ambiente? Non me ne meraviglierei di certo da parte dei killer seriali di Ippocrate. Ma forse il nuovo team dell’Oms è stato lanciato, come in precedenza è avvenuto con il cosiddetto vaiolo delle scimmie, non solo per vendere vaccini per gli allevamenti avicoli, ma anche per venire in aiuto di quei governi che temono un ritorno della ragione e vogliono continuare ad imporre misure assurde di controllo della popolazione e di svuotamento democratico. Se accettassimo anche questa saremmo in ogni caso dei polli.
14 febbraio 2023