A differenza di Putin il presidente degli Stati Uniti è praticamente un burattino

USA, DUE PERSONAGGI PER UN DECLINO


A differenza di Putin il presidente degli Stati Uniti è praticamente un burattino, legge i discorsi scritti per lui da altri, che seguono pedissequamente lo schema prestabilito dell’impero e delle oligarchie di comando, firma documenti redatti da altri, appare agli incontri con altri capi di stato come Macron, Scholz o la pescivendola nostrana scelti da entità grigie appositamente per la loro incapacità di pensare e di elaborare politiche. Questo potrebbe far pensare che nella falsa democrazia americana, ahimè diventata oggetto di mito e di imitazione così da interrompere l’evoluzione democratica verso un sistema libero e solidaristico, il presidente sia irrilevante e costituisca solo un segnale, una pedina per rappresentare in qualche modo i gruppi di potere che tirano i fili.

Fatta questa premessa possiamo dire che Biden rappresenta chi vorrebbe che gli Stati Uniti presiedessero un pianeta globalizzato e americanizzato, dominato da oligarchi nordamericani, con qualche rara eccezione e senza alcuna partecipazione popolare. Questa prospettiva avrebbe avuto un senso se l’America fosse stata in grado di sottomettere Russia e Cina e mettere al loro posto Paesi come l’Iran, ma per quanto ci abbia provato e tenti ancora di provarci, ha fallito nell’impresa. Ecco perché la guerra in Ucraina costituisce lo snodo principale di questo secolo e probabilmente anche del prossimo: contro la Russia si è infranto il progetto globalista e non c’è modo di nasconderlo anche cercando di far saltare il tavolo con l’allargamento del conflitto.

A questo punto ritorna in gioco il piano B, ovvero Trump che sostanzialmente riconosceva che gli Usa non potevano più pensare al dominio globale e voleva restringere l’Impero alla sola anglosfera, cominciando a ritirare le ottocento basi militari sparse per il mondo, a ridurre le innumerevoli agenzie di intelligence e i programmi di armamento dell’Europa e degli altri Paesi sotto il tallone di Washington. Questo però significava uccidere il progetto globalista e neoliberista il quale poteva essere realizzato solo se l’intero pianeta fosse stato convertito all’ultra capitalismo finanziario, cosa che era anche il solo modo per il potere grigio che domina Washington e che da un secolo ha fatto il bello e il cattivo tempo in Usa e nel mondo, di resistere in sella senza essere spazzato via dalle proprie contraddizioni interne. Ecco perché l’opposizione a Trump è stata così feroce, così disonesta e così radicalmente stupida da non riuscire nemmeno lontanamente a comprendere quale fossero i termini reali del problema.

Tuttavia, le cose sono andate troppo avanti per pensare che tale piano B possa davvero realizzarsi: l’occidente complessivo con poche differenze ha allevato, grazie alle logiche neoliberiste, diverse generazioni abituate a consumare molto più di quello che producono come se ciò fosse un progresso, generazioni quasi completamente prive di pensiero critico e culturalmente così incompetenti e desolate da non riuscire ad elaborare qualcosa di realmente diverso da ciò che hanno conosciuto. Esse vengono continuamente pungolate a sognare, ma manca loro  la capacità di farlo, non hanno né progetti né idee riguardo alla società nel suo insieme e dunque rimangono vittime del loro narcisismo primitivo e sciatto. E per esempio – visto che siamo in tema ormai ogni giorno per queste cose – in quei campi come quello militare dove non possono essere sfruttate le intelligenze degli altri e bisogna fare con quello che passa il convento, c’è una evidente perdita di capacità progettuale. Ormai l’impero è fallito e ci vorranno molti decenni solo per recuperare il tempo perduto rispetto ad altri protagonisti come Russia, Cina, India e insomma l’altro mondo che fino a ieri sembrava lì per essere sfruttato e rapinato. E oggi agitano disperatamente il grimaldello che non possono più usare.

Redazione

 

 

 

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