Il mare di Gaza cambia volto: dalle bombe ai cocktail in spiaggia

VACANZE MARITTIME A GAZA

Andrea Marcigliano

 Dove c’erano macerie, ora ci saranno spiagge esclusive: il turismo di lusso secondo Trump


Trump è molto ottimista. Sul futuro di Gaza. Ne vede e prevede il futuro. Un futuro indiscutibilmente roseo. Una, splendida, località di vacanze. Affacciata sul Mediterraneo. Hotel, resort, ristoranti…

Non solo parole. È, più propriamente, un vero e proprio piano di sviluppo futuro, un futuro molto prossimo, per quella, sino ad ora tormentata, striscia di terra.

E l’amico Bibi Netanyahu, lo ascolta, e se lo guarda tutto contento…

Vi è solo un particolare che stona. Il progetto di Trump per Gaza non prevede i palestinesi. Gente troppo abituata alla miseria, alla guerra… gente tormentata. Lì, nella nuova Gaza località di vacanze, non avrebbero posto. Anzi, si troverebbero in imbarazzo. A disagio.

E dunque? Perché sarà anche un “particolare”, non dico di no…però sempre di oltre due milioni di persone stiamo parlando. Due milioni, due milioni e mezzo di palestinesi che vivono, o meglio sopravvivono a stento, ammassati nella Striscia di Gaza. E schiacciati dal conflitto tra Israele ed Hamas. Che, da tempo, controlla la Striscia, avendola strappata all’Autorità Palestinese. E che, però, conta, al massimo, sessanta, settantamila uomini. Gli altri palestinesi, oltre due milioni, un buon 30% cristiani, non contano nulla. Carne da macello. Con gli israeliani che martellano e fanno terra bruciata.

E che? dice The Donald, tutti quei palestinesi vorrebbero restare lì secondo voi? Neppure per idea. Vanno… ricollocati. In paesi e ambienti che li possano accogliere e, rapidamente, assimilare.

Quali paesi, Trump, non lo dice. Ma è evidente che sta pensando alla Giordania e, soprattutto, all’Egitto. Al, semidesertico, Sinai che, tuttavia, a genti abituate a Gaza in questi tempi, dovrebbe sembrare una sorta di Paradiso in terra.

Certo, vi sono alcune difficoltà. Soprattutto la riottosità di al-Sisi. Ma con le giuste pressioni politiche e, soprattutto, i giusti finanziamenti, dovrebbero venire superate abbastanza rapidamente.

E le porte del Sinai spalancarsi all’esodo palestinese da Gaza.

Così si otterrebbe, anche, di cominciare ad eliminare definitivamente quell’equivoco politico che sono “i palestinesi”.

Che, semplicemente, tornerebbero ad essere arabi fra altri arabi. Egiziani, giordani…

E la “liberazione della Palestina” finirebbe rapidamente nella soffitta delle vecchie carabattole della Storia.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Così, Gaza, divenuta finalmente parte integrante di Israele, potrebbe scoprire la sua naturale vocazione come località di vacanze e turismo.

Sto scherzando, secondo voi, vero? Uno scherzo forse macabro, ma uno scherzo…

Beh, prima di giudicare, andate ad ascoltarvi la conferenza stampa di Trump, momento culminante dell’incontro con Netanyahu.

Poi…mi direte.

Redazione Electo
Andrea Marcigliano

 

 

 

Trump non si smentisce mai. Dopo aver cercato di comprare la Groenlandia, annesso il Canada nella sua personale cartina geopolitica e ribattezzato il Golfo del Messico, ora vuole trasformare Gaza in una Trump Riviera. L’articolo

 

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