Non sarà un Paese “per” i vecchi
VECCHI SCONTENTI E GIOVANI IN FUGA:
IL MONDO DEL LAVORO ITALIANO È UN DISASTRO
Non sarà un Paese “per” i vecchi, l’Italia. Ma i dati dell’ISTAT indicano che è un Paese “di” vecchi. Soprattutto nel mondo del lavoro. L’età degli occupati aumenta più di quanto cresca l’età media degli italiani. E c’è anche un altro paradosso: la soddisfazione per il lavoro che si sta svolgendo crolla a livelli davvero imbarazzanti.
Ovviamente l’ISTAT si limita a fornire dati che devono essere interpretati. Ma è curioso che nessuno, tra gli economisti di servizio politicamente corretti o neomeloniani, abbia tratto una semplice conclusione: è impossibile far crescere la produttività a livelli europei costringendo gli anziani a rimanere a lavorare in aziende dove si trovano malissimo. E, per di più, spingendo i giovani migliori ad andarsene.(1)
D’altronde si stanno seguendo, pedissequamente, le linee tracciate da Elsa Fornero. Aumentare l’età della pensione, sperando che gli anziani crepino al lavoro per alleggerire i conti dell’INPS. C’è l’ossessione dei costi da ridurre invece di puntare sulla crescita che permetterebbe di affrontare anche costi maggiori. Per crescere, però, servirebbe un cambiamento radicale dell’organizzazione del lavoro. E, invece, il neoeletto presidente di Confindustria, Emanuele Orsini, nei suoi primi interventi parla di tutto – dal ponte sullo Stretto sino all’autonomia differenziata – ma evita di parlare di quell’organizzazione del lavoro italiano che spinge i giovani ad andarsene all’estero e gli anziani a lavorare male.
Certo, c’è anche l’aspetto retributivo. In Francia e Germania si guadagna di più a parità di costo della vita. Ma in Europa occidentale ci sono Paesi in cui le retribuzioni sono inferiori ma nessun giovane è interessato a venire a lavorare in Italia. Orsini prova a chiedersi le ragioni di questo comportamento? E Urso?
Va beh, Urso manco sa di cosa si stia discutendo. E allora si può provare a spiegarglielo. Orari che non si conciliano con la vita privata e che, soprattutto nel commercio, rasentano l’assurdo. Rapporti interni pessimi, basati sull’autoritarismo e mai sull’autorevolezza. Carriere che ignorano il merito. Mansioni che rifiutano ogni relazione con titoli di studio ed esperienze precedenti. Lo stile è quello delle caserme anni 60/70, con l’ottusità assoluta dei marescialli di fureria, con le follie di una disciplina senza senso, con la capacità di disgustare anche chi si fosse avvicinato alla naja con le migliori intenzioni.
Lo stile si è trasferito nel mondo del lavoro ed una pessima struttura militare ha creato una pessima organizzazione del mondo del lavoro. Da cui, chi può, fugge.
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