Una panoramica della situazione politica a Washington
WASHINGTON … ABBIAMO UN PROBLEMA
di Il Simplicissimus
Un’analisi delle sfide politiche che stanno paralizzando la capitale degli Stati Uniti, tra conflitti interni, crisi di governance e divisioni
Probabilmente Trump, ma in generale tutto l’entourage politico e militare americano, non hanno una chiara visione della situazione reale: il neo presidente aveva promesso la pace in Ucraina entro 24 ore, ma adesso sono diventati sei mesi. Prima aveva detto: “Conosco molto bene Zelensky, e conosco molto bene Putin, anche meglio. E ho avuto un buon rapporto, molto buono con entrambi. Direi a Zelensky, basta. Devi fare un accordo. Direi a Putin, se non fai un accordo, gli daremo molto. Daremo [all’Ucraina] più di quanto abbiano mai avuto se necessario. Farò l’accordo in un giorno. Un giorno”. Tutto questo piano di “pace attraverso la potenza” si basava su informazioni false dei servizi sulla situazione reale e sulle presunte perdite russe che non sta né in cielo né in terra. Ma in fondo anche su un’idea di onnipotenza americana che di fatto non esiste più. Così pensava che Putin sarebbe stato ansioso di mettere fine alla guerra alle condizioni suggerite dagli Usa, senza comprendere che essi possono dare fondo a tutti i loro arsenali, senza che la situazione migliori perché Kiev non ha più le risorse umane per resistere ancora a lungo.
Adesso probabilmente ha capito che le cose non sono affatto così semplici e tuttavia in qualche modo continua ad avere un atteggiamento esibizionista, da padrone universale. Ieri il neo presidente non ancora in carica ha detto che era in programma un incontro tra lui e il presidente russo Vladimir Putin. “Lui vuole incontrarsi e noi lo stiamo organizzando”. Ma subito dopo questa affermazione, fatta a latere di un incontro con i governatori repubblicani nella sua tenuta di Mar-a-Lago, è arrivata una smentita da parte del portavoce del Cremlino Dmitry Peskov ha detto che Mosca “non ha ricevuto richieste” per un incontro Trump-Putin.
Tutto per ora sembra svolgersi in quel mondo immaginario di Trump che sembra tutto dentro le risibili narrazioni della guerra che l’Occidente ha prodotto in questi anni e che non ha nulla a che fare con il mondo reale ed è di fatto propaganda di guerra. Certo si comprende che Trump sta lanciando un messaggio alla Russia sul fatto che gli Stati Uniti si impegneranno nuovamente sul fronte diplomatico, praticamente inesistente da anni. Tuttavia la Russia non ha fretta di convocare un incontro con Trump e continuerà a parlare sul campo di battaglia: la situazione per l’Ucraina peggiora ogni giorno che passa, il che significa che il Cremlino avrà meno incentivi a raggiungere un accordo che non sia un patto di sicurezza globale che includa la revoca di tutte le sanzioni.
E qui viene il problema perché uno degli obiettivi americani del conflitto in Ucraina era proprio quello di separare l’Europa dalla Russia e impedire che si creasse una sinergia molto pericolosa per l’Impero. Le sanzioni erano funzionali proprio a questo disegno che oltretutto consente agli Usa di vendere a caro prezzo il gas agli europei e “svuotare” industrialmente il nostro continente, portando molte attività in fuga negli Stati Uniti. Ciò non corrisponde solo a un disegno strategico fondamentale e perseguito ormai da prima delle guerre mondiali, dall’accoppiata Usa – Gran Bretagna, ma consentirebbe agli Usa di galleggiare per alcuni anni nonostante l’incombere di un debito enorme che cresce in maniera incontrollata a fronte di attività industriali sempre meno incisive. Per questo Trump si troverà di fronte a un dilemma praticamente insolubile: se da una parte potrebbe accettare l’idea di un’Ucraina neutrale, cosa che credo sarebbe disposto a fare, dall’altra si troverebbe di fronte alla possibilità di un’Europa finalmente liberata dal suo milieu atlantista e ammaestrata da una guerra perduta, che si avvicina alla zolla economica e politica euroasiatica.
Questo di certo non sarebbe un bene anche nel caso volesse chiudere il conflitto con la Russia per dedicarsi alla Cina. Insomma Trump dovrà scontrarsi con la realtà: per fare di nuovo grande l’America, occorre prima che essa diventi, in un certo senso, più piccola. Oltre questo non c’è che la guerra globale.
