La scienza corre, purché possa trasformarsi in tecnologia, applicazione strumentale dalla quale trarre profitto

Dal film Splice del 2009 diretto da Vincenzo Natali, interpretato da Adrien Brody e Sarah Polley.

Caviale che cammina, morto che fa figli. Nell’Università americana del Vermont hanno inventato, anzi creato gli xenobot, robot biologici, cioè viventi, una nuova classe di “artefatti”, costituita da organismi vivi e programmabili


La scienza corre, purché possa trasformarsi in tecnologia, applicazione strumentale dalla quale trarre profitto. Non c’è una meta, nessun traguardo: solo andare “oltre”. Nessuna riflessione morale o dibattito politico, spirituale, sociologico. Nulla; la scienza- sempre più lontana dalla sapienza- corre e basta. La genetica scissa da ogni etica, sottomessa esclusivamente alla ragione economica

William Blake, The Ancient of Days (1794), che raffigura l’atto della creazione tramite un compasso.
Una delle cellule di rana manipolate per ottenere gli xenobot (Douglas Blackiston, Tufts University)

mascherata da avanzamento di conoscenza, rivestita dall’immancabile retorica del progresso, si impadronisce del campo. Una notizia desta riflessioni che inquietano. Nell’Università americana del Vermont hanno inventato, anzi creato gli xenobot, robot biologici, cioè viventi, una nuova classe di “artefatti”, costituita da organismi vivi e programmabili.

 [stextbox id=’warning’ mode=’undefined’ color=’eb1a63′ bcolor=’3′]Le applicazioni potrebbero essere numerose, dalla raccolta delle microplastiche alla pulizia dei vasi sanguigni[/stextbox]

Sono state prelevate e assemblate cellule viventi da embrioni di rana. Il lavoro principale lo ha compiuto un algoritmo; la matematica, se non si sostituisce ancora a Dio, rende concreta la figura del Demiurgo, l’essere divino dotato di capacità creatrice e generatrice. Descritto da Platone nel Timeo, è inverato dagli scienziati nei loro laboratori sempre più simili a fucine di alchimia transumana. È stata creata la prima macchina vivente. Sono stati “raccolti” – usano proprio questa espressione – embrioni di un anfibio, ma il risultato non è una rana, bensì un minuscolo “aggregato” (mancano le parole!) di 700 micron, circa cinque globuli rossi umani. Sopravvivrà per settimane, è in grado di muoversi e soprattutto di curare le proprie ferite. È questo, sembra, il movente finale dell’esperimento. A regime, aiuterebbe i farmaci a raggiungere la loro destinazione e potrebbe dare una mano nello smaltimento di rifiuti tossici.

Non si tratta di un robot tradizionale, se il termine può essere attribuito a un apparato così moderno, ma nemmeno di una specie animale nuova, creata nella fucina di Vulcano di ricercatori pagati dal sistema economico industriale. Incerti se attribuirgli uno statuto di creatura o di artefatto, si limitano a indicarlo come organismo vivente e programmabile. Sinistra prospettiva, nascere per essere programmati ovvero servire a qualcosa o qualcuno, essere a disposizione, non liberi. Hanno fatto passi da gigante dal 2007, quando si è cominciato a dibattere sulla possibilità di modificare liberamente il genoma degli organismi, a imitazione di certi processi informatici avanzati di codifica dei computer.  

Non è un videogioco e neppure fantascienza. Il salto logico, il balzo cognitivo è assai insidioso: non si ritiene più, per motivi di sfruttamento e dominazione, che sia necessaria una conoscenza

Un modello di scatola nera può essere utilizzato per descrivere gli output dei sistemi

approfondita del funzionamento dei processi biologici. Conta poterli modificare per fini predeterminati o, per serendipità, ottenere risultati non previsti, ma sfruttabili sul mercato della tecnologia. Non si può ostacolare il Demiurgo chiamato Progresso, si avanza nella speranza di poterne ricavare o costruire qualcosa. Pare che a Silicon Valley, l’antro dei prodigi, lo chiamino black boxing(1), una scatola nera incomprensibile oggi, ma che può essere utile all’homo faber dall’illimitata volontà di potenza.

Nel caso degli xenobot, le novità assolute, che lasciano stupefatti e preoccupati, sono due: la creazione, poiché di questo si tratta, non è più opera umana, ma l’esito di un algoritmo che ha imitato il processo evolutivo. La seconda è la natura del tutto nuova del risultato: un essere vivente che è un artefatto, che ha il DNA delle rane ma non è una rana. Una certa inquietudine sembra sfiorare gli scienziati-stregoni del Vermont; non hanno saputo dare altro nome al frutto delle loro ricerche che “caviale che cammina”. Osserva Pietrangelo Buttafuoco che l’incapacità di dare un nome è un segnale simbolico forte. L’esserino non è tra quelli di cui Dio insegnò i nomi ad Adamo.

Il mondo si trasforma in un immenso sistema operativo senza che ci poniamo più domande. Tace la filosofia, sopraffatta dall’ammirazione per la scienza o impegnata in grotteschi giochi di parole,

Rubens Il supplizio di Prometeo 1618.

non riesce a risvegliarsi dallo stupore la riflessione religiosa e spirituale, la morale è in tutt’altre faccende affaccendata. Avanza solo la dismisura, il titanismo di un uomo che non sfida più Dio – l’Essere in cui non crede – ma la natura. Da homo ludens che gioca con le cose, a faber, artefice onnipotente in grado di padroneggiare, piegare, sottomettere le forze della natura sino a creare specie nuove e ricreare sé stesso, un Oltre Uomo o trans uomo finalmente perfetto. Prometeo ha sciolto ogni catena, il vaso di Pandora stavolta ha svelato lo xenobot, letteralmente robot straniero. È straniera, estranea è una scienza che incede a passo di carica e travolge tutto senza domande, senza prudenza, animata solo da una volontà di potenza misurabile in denaro e dominio.

Gli argini etici, biologici, intra ed extraspecifici non esistono più: la scimmia nuda e intelligentissima va veloce, vergognandosi dei suoi limiti. La genetica e la cibernetica sono le punte avanzate di processi di cui non si conosce la fine e dei quali la schiacciante maggioranza dell’antiquata specie umana non sa nulla. Deve applaudire e utilizzare i nuovi strumenti. Strumenti, appunto, anche se vivi. Intelligenza artificiale, chip sottocutanei, nanorobotica, crionica, programmazione mentale, progetti per resuscitare i morti, xenotrapianti, clonazione, tecnosesso, uteri artificiali, super soldati. È il Cyberuomo (L.C.) descritto da uno splendido, perturbante libro, di Enrica Perucchietti.

Oggi la notizia è lo xenobot “caviale che cammina” (Sam Kriegman), domani chissà. Si fa strada Internet delle Cose (IOT), ovvero la capacità degli oggetti di interagire con noi attraverso la Rete. Un’opportunità meravigliosa? Forse, ma qualcuno ha inventato il contatore elettrico universale per tracciare ogni comportamento domestico, gesto, attitudine, azione. Elaborando dati e metadati, perverrà ad una profilazione talmente sofisticata e pervasiva che la nostra vita personale, intima, i nostri pensieri saranno a disposizione degli algoritmi, nuovi dei dell’Olimpo, in grado di elaborarne dati, compravenduti sul mercato, offerti a un Potere con tutte le lettere maiuscole.  Sarà come essere hackerati h. 24 da un pirata onnipotente, proprietario dell’algoritmo definitivo, Dio e Demiurgo.

La genetica, intanto, non si ferma, alla ricerca di vie sempre nuove, il cui obiettivo è la moltiplicazione del mercato e la costituzione di una schiavitù “dolce” impossibile da scalfire. Costruire ponti, abbattere muri, non è solo il programma politico della globalizzazione, è anche un obiettivo della nuova genetica. Perché non utilizzare lo sperma dei morti? Qualcuno doveva pensarci. Detto fatto, si sono messi al lavoro alcuni scienziati britannici. La loro motivazione è sconcertante: gettiamo via tanti organi umani post mortem, è moralmente riprovevole. Il magazzino di pezzi di ricambio umani deve essere implementato, l’assortimento completato con il seme dell’uomo. I nuovi dottor Caligaris hanno un argomento inoppugnabile, al tempo del Mercato misura di tutte le cose e della triste ragione strumentale: la raccolta di sperma dai morti permetterà di coprire la domanda, data la scarsezza di donazioni.

La legge della domanda e dell’offerta è il feticcio indiscusso. Siamo sulla terra per scambiare razionalmente beni e servizi. Il principio, risalente all’utilitarismo inglese, Bentham(2), Adam Smith(3) e gli scozzesi, vale anche da morti, mentre si diffonde per povertà la piaga della vendita di sangue e di organi tra vivi, e si affitta l’utero con la pudica, altruistica denominazione di “gestazione per altri” (GPA). Nell’articolo pubblicato dalla prestigiosa rivista Journal of Medical Ethics (etica…), i ricercatori affermano che estrarre spermatozoi utilizzabili da una persona morta è eticamente giusto se esiste la volontà espressa di donarli. Un quadratino in più nei moduli del cosiddetto testamento biologico. “Non vediamo motivi per non alleviare la sofferenza di chi è colpito da infertilità, una condizione che va considerata una malattia”. Il seme dell’uomo può portare a fecondazioni e nascite di bimbi sani se estratto entro 48 ore dalla morte.

Finalmente una buona notizia! Basta con la triste donazione o vendita di seme da vivi, lo sperma si può ottenere attraverso la stimolazione elettrica o chirurgica. Non ne vogliamo sapere di più: basta la soddisfazione di sapere che si potrà coprire la domanda prodotta dalla riduzione delle donazioni, dovuta alla proliferazione di prove genetiche in grado di identificare il donante. Il principio responsabilità è escluso da queste misere pratiche di zootecnia, ma c’è la soluzione: dona dopo la morte e non avrai problemi, anzi aiuterai qualcuno e, se la cosa ti preme, assicurerai la continuità della tua linea genetica. Non c’è poi gran differenza, assicurano gli illustri clinici, rispetto alla donazione di un rene. Fingono anche di difendere il concetto di famiglia, travolto, al contrario, dalle tecniche di procreazione artificiale da bestiame d’allevamento.

L’estrazione di sperma da cadavere, assicurano, è una modalità di sopravvivenza, non solo sentimentale, ma del patrimonio genetico. Un medico serbo, che ha realizzato con successo un trapianto di testicoli, ha dichiarato al New York Times: bisogna smettere di gettare gli organi nella spazzatura. Dell’uomo, come del maiale, non si butterà niente. È l’eugenetica liberale di mercato: economia

Aktion T4

riproduttiva di scala.

Eugenetica

Uno degli strumenti più abili per far credere alle masse cretinizzate che vivono nella migliore dei mondi possibili è evocare continuamente calamità lontane per nascondere gli imbrogli del presente. Chesterton(4) lo denunciò un secolo fa, notando come la paura per il caos comunista in Russia venisse usata per nascondere i guasti del capitalismo. Fanno così per impedire che gettiamo lo sguardo sulle vergogne più sottili dell’ideologia in vigore, il liberalismo progressista e libertario. Se si parla di eugenetica è per condannare, a giusta ragione, certe pratiche naziste, il piano Aktion 4(5) e altre brutte cose. Eppure, le pratiche e le tecniche eugenetiche non sono mai state più in auge che nel presente; soprattutto non hanno mai goduto di una più ampia accettazione sociale, non di rado entusiasta. Essenziale è essere padroni del linguaggio, della narrazione.

Aldous Huxley)6) sapeva che i padroni del mondo avrebbero utilizzato il condizionamento fin da bambini, la coazione per ripetizione, un metodo di dominio ben più efficace delle prigioni e dei manganelli. Nel Mondo Nuovo immaginava che i principi della produzione di massa venissero applicati alla biologia per creare esseri “migliorati”. Quel miglioramento è presentato oggi come positivo, intrinsecamente buono, segno di progresso, addirittura un diritto in più, quello di autodeterminarsi, decidere, anche nell’ambito delicatissimo della

Aldous Huxley nel 1954

genetica, ovvero della natura biologica costitutiva dell’essere umano.

Peter Sloterdijk

Ne hanno dibattuto con esiti sconcertanti due famosi pensatori tedeschi, Peter Sloterdijk(7) e Juergen Habermas(8), dopo una conferenza del primo, dal titolo illuminate di Norme per il parco umano. Sloterdijk affermava l’inservibilità dell’umanesimo tradizionale, obsoleto dopo le scoperte delle neuroscienze, le cui tecnologie “hanno trasformato le vecchie convinzioni sulla natura umana.” Affascinato, Sloterdijk, un pensatore di frontiera interno al pensiero liberale con venature nicciane, ha difeso la nuova genetica, con la bizzarra motivazione che la cultura umanistica ha fallito ed è cresciuta l’attrazione dell’uomo contemporaneo per la barbarie. Pertanto, non resterebbe altro che usare “altri mezzi” (la manipolazione genetica) per giungere alla domesticazione dell’essere umano, impresa fallita dall’umanesimo intellettuale.

Marcia per l’autodeterminazione dell’India, all’epoca sottoposta al dominio britannico

Strana conclusione: per combattere un male, se ne autorizza uno peggiore; in nome di un principio astratto del tutto indimostrato – la civiltà umana come domesticazione progressiva – si giustifica una manipolazione della nostra natura che non è affatto un obiettivo dell’umanesimo.  Habermas ha risposto alle conclusioni di Sloterdijk riconoscendo che gli interventi genetici minano la comprensione morale della specie umana. Sottoporre a processi di manipolazione genetica rompe la soggettività della biografia di ciascuno. Se i genitori – o altri – possono scegliere caratteri genetici determinati, potrebbero proclamarsi coautori della biografia dei loro discendenti, oltrepassando il diritto di questi all’autodeterminazione(9).

Juergen Habermas

Dispiace dover giudicare ridicolo l’argomento dell’ultimo francofortese. Anziché attaccare alla radice il principio di autodeterminazione, ormai debordato in autocreazione, mette una toppa peggiore del buco. Approva ogni aberrazione dell’autodeterminazione umana, trasformata in diritto indiscutibile a ogni follia, capriccio, eccentricità, dall’aborto banalizzato, alla transessualità, all’eutanasia, passando per il libero cambio di sesso e di “orientamento sessuale”. Nulla di strano: furono i francofortesi di ieri, in particolare Adorno e Marcuse, a mettere nel mirino ogni forma di autorità, di limite. Il ragionamento di Sloterdijk è più logico, per quanto si tratti della logica del male. Habermas ha tuttavia la lucidità di denunciare l’emergere di un’eugenetica liberale, che, a differenza dell’eugenetica totalitaria di ieri, non si manifesta come cupa imposizione disumanizzante, ma con la maschera di un euforizzante avanzamento scientifico.

Il punto è questo: il messaggio esprime una pericolosità infinitamente più grande, dimostrata dalla fascinazione subita da un uomo della levatura di Sloterdijk. La sua filosofia, ed in generale l’intero pensiero moderno che ha eliminato Dio dall’equazione dei suoi eleganti algoritmi, può soltanto proporre rimedi inutili ai disastri che crea.

Non resterebbe che arrenderci alle regole del condizionamento che ci pervade e soccombere, soggiogati, affascinati dall’eugenetica liberale, nello stesso momento in cui condanniamo con orrore gli spropositi del nazismo e del comunismo. Si rivela azzeccata la previsione di Ernest Renan(10) sullo scientismo come religione: “una scienza che sia aperta e libera, che non abbia altri argini se non quelli della ragione, priva di simboli ottusi, senza templi, senza preti, a suo agio nel mondo profano, ecco l’unica forma di credenza in cui confiderà l’uomo.” Ma la ragione ha torto, se privata della tensione morale, dell’anima e dell’amore per la natura e la creatura. La rana non è una rana, ma caviale che cammina, ai cadaveri è spremuto lo sperma per “produrre” figli: la ragione postumana.

Roberto PECCHIOLI

 

 

Note

  • (1) Black Box. Le teorie della scatola nera sono cose definite solo in termini di funzione. Il termine teoria della scatola nera viene applicato a qualsiasi campo, filosofia e scienza o in qualsiasi altro modo in cui viene fatta qualche indagine o definizione nelle relazioni tra l’apparenza di qualcosa (esterno / esterno), cioè qui in particolare la scatola nera della cosa stato, in relazione alle sue caratteristiche e comportamento all’interno (interno / interno). La teoria della scatola nera della coscienza afferma che la mente è pienamente compresa una volta che gli input e gli output sono ben definiti. Il bambino che cerca di aprire una porta deve manipolare la maniglia (l’ingresso) in modo da produrre il movimento desiderato sul fermo (l’uscita); e deve imparare a controllare l’uno dall’altro senza essere in grado di vedere il meccanismo interno che li collega. Nella nostra vita quotidiana ci troviamo di fronte ad ogni sistema con sistemi i cui meccanismi interni non sono completamente aperti all’ispezione e che devono essere trattati con i metodi adeguati alla Black Box. Nelle reti neurali o algoritmi euristici (termini informatici generalmente usati per descrivere i computer “di apprendimento” o “simulazioni AI”), viene utilizzata una scatola nera per descrivere la sezione in costante cambiamento dell’ambiente di programma che non può essere facilmente testata dai programmatori. Questo è anche chiamato una casella bianca nel contesto in cui è possibile vedere il codice del programma, ma il codice è così complesso che è funzionalmente equivalente a una casella nera.
  • (2) Jeremy Bentham(1748-1832) è stato un filosofo e giurista inglese. Fu un politico radicale e un teorico influente nella filosofia del diritto anglo-americana. È conosciuto come uno dei primi proponenti dell’utilitarismo e dei diritti degli animali, e influenzò lo sviluppo del liberalismo.
  • (3) Adam Smith (Kirkcaldy, 5 giugno 1723 – Edimburgo, 17 luglio 1790), è stato un filosofo ed economista scozzese. L’opera più importante è intitolata Indagine sulla natura e le cause della ricchezza delle nazioni(1776), che chiude il periodo dei mercantilisti e dei fisiocratici, da lui così definiti e criticati, dando avvio alla serie di economisti classici, diventando il testo di riferimento per tutti gli economisti classici del XVIII e XIX secolo, come David Ricardo, Thomas Robert Malthus, Jean-Baptiste Say, John Stuart Mill, che o ne ripresero il contenuto per elaborare le proprie posizioni, anche divergenti fra di loro, oppure la criticarono alla ricerca di nuove vie, oltre a rappresentare un importante libro di storia economica dove vengono descritte le trasformazioni dell’economia inglese del tempo.
  • (4) Gilbert Keith Chesterton(1874-1936). È stato uno scrittore, giornalista e aforista britannico. Scrittore estremamente prolifico e versatile, scrisse un centinaio di libri, contributi per altri duecento, centinaia di poesie, un poema epico, cinque drammi, cinque romanzi e circa duecento racconti, tra cui la popolare serie con protagonista la figura di padre Brown. Fu autore inoltre di più di quattromila saggi per giornali. Amò molto il paradosso e la polemica, contribuendo inoltre alla teoria economica del distributismo. «Tutta la scienza, anche la scienza divina, è una sublime storia gialla. Solo che non è impostata per rivelare perché un uomo sia morto, ma il segreto più oscuro del perché egli viva.» (Gilbert Keith Chesterton, La mia fede).
  • (5) L’Aktion T4 è il nome convenzionale con cui si designa il Programma nazista di eutanasia che, sotto responsabilità medica, prevedeva in Germania la soppressione di persone affette da malattie genetiche inguaribili e da portatori di handicap mentali (ma non fisici, se non per casi gravi), cioè delle cosiddette “vite indegne di essere vissute”. Si stima che l’attuazione del programma T4 abbia portato all’uccisione di un totale di persone compreso tra le 60.000 e le 100.000. Per quanto concerne la sola terza fase dell’aktion T4, i medici incaricati di portare avanti l’operazione decisero di uccidere il 20% dei pazienti presenti negli istituti di cura, per un totale di circa 70.000 vittime. A ogni modo, l’uccisione di tali individui proseguì anche oltre la fine ufficiale dell’operazione, ovvero il 1º settembre 1941, portando il totale delle vittime a una cifra che si stima intorno ai 275.000 e non di meno di 200.000 secondo altre fonti. T4 è l’abbreviazione di “Tiergartenstrasse 4”, via e numero civico di Berlino al cui indirizzo era situato il quartier generale dalla Gemeinnützige Stiftung für Heil- und Anstaltspflege, l’ente pubblico per la salute e l’assistenza sociale, sito nelle vicinanze dello Zoo di Berlino e adiacente al grande Parco Tiergarten (da “tier” in tedesco animale e da “garten” giardino), vicino al Kurfuerstendamm, all’epoca, e ancora oggi, lussuoso viale alla moda di Berlino. La denominazione Aktion T4 non è nei documenti del tempo, ma i nazisti usavano il nome in codice EU-AKtion o E-Aktion (E ed EU significavano eutanasia). Programma di eutanasia fu il nome utilizzato nel processo di Norimberga, sia dai giudici sia dai procuratori. Si è utilizzato anche il termine morte per compassione.
  • (6) Aldous Leonard Huxley (Godalming, 26 luglio 1894 – Los Angeles, 22 novembre 1963) è stato uno scrittore britannico. Famoso per i suoi romanzi, alcuni dei quali, come Il mondo nuovo e L’isola appartengono al genere della narrativa distopica, ha inoltre pubblicato saggi, racconti brevi, poesie e racconti di viaggio. Oltre alla laurea in Lettere, conseguì a Oxford, nel 1915, quella in Scienze Biologiche. Huxley era un umanista e pacifista, ma è stato anche interessato a temi spirituali come la parapsicologia e il misticismo filosofico. Era noto anche per sostenere e fare uso di allucinogeni. È uno dei più eminenti membri della famosa famiglia Huxley. A partire dalla fine della sua vita Huxley è stato considerato, in alcuni circoli accademici, un leader del pensiero moderno e un intellettuale del più alto rango.
  • (7) Peter Sloterdijk  (Karlsruhe, 26 giugno 1947) è un filosofo e saggista tedesco, professore di filosofia ed estetica alla Hochschule für Gestaltung di Karlsruhe, di cui è rettore dal 2001. Insegna anche all’Accademia di Belle Arti di Vienna. Influenzato da Friedrich Nietzsche e dai suoi interpreti francesi (Gilles Deleuze e Michel Foucault), dopo la “filosofia della contestazione” della Critica della ragione cinica (1983) si è occupato, con un approccio antiumanistico, di psicologia e filosofia politica. Sloterdijk intende il postmoderno come la posizione di chi combatte il totalitarismo della metafisica classica occidentale, la cui storia è da intendersi come un processo di globalizzazione. Perciò, più che fenomeno contemporaneo, la globalizzazione si identifica con la modernità, cioè con l’epoca in cui la follia di espansione globale diventa ragione di profitto.
  • (8) Jürgen Habermas (Düsseldorf, 18 giugno 1929) è un sociologo, filosofo, politologo, epistemologo ed accademico tedesco, tra i principali esponenti della Scuola di Francoforte (culla della teoria critica). Nei suoi scritti occupano una posizione centrale le tematiche epistemologiche inerenti alla fondazione delle scienze sociali reinterpretate alla luce della “svolta linguistica” della filosofia contemporanea. La sua elaborazione filosofica lo ha visto sempre impegnato nella critica del metodo del conoscere oggettivamente. Questo lo ha condotto sulla via della fondazione di una nuova ragione comunicativa, che egli ritiene possa liberare l’umanità dal principio di autorità. Infatti, considera solo il paradigma conoscitivo intersoggettivo quale elemento fondativo di una nuova ragione comunicativa che possa andare al di là di un astratto paradigma della soggettività, di cui peraltro sollecita l’abbandono. Habermas appartiene alla seconda generazione della “Scuola di Francoforte” (Teoria critica neomarxista e dialettica). La sua opera principale è la Teoria dell’agire comunicativo nella quale elabora il concetto di una comunicazione libera da rapporti di potere. I critici accusano Habermas di aver fatto della Teoria Critica, che aveva inizialmente come obiettivo la critica radicale dei rapporti di potere, una teoria apertamente a giustificazione dello Stato.
  • (9) Il principio di autodeterminazione dei popoli sancisce l’obbligo, in capo alla comunità degli stati, a consentire che un popolo sottoposto a dominazione straniera (colonizzazione o occupazione straniera con la forza), o facente parte di uno stato che pratica l’apartheid, possa determinare il proprio destino in uno dei seguenti modi: ottenere l’indipendenza, associarsi o integrarsi a un altro stato già in essere, o, comunque, a poter scegliere autonomamente il proprio regime politico (cosiddetta: «autodeterminazione esterna»). Da non confondere con:
  • Il diritto all’autodeterminazione è il riconoscimento della capacità di scelta autonoma e indipendente dell’individuo. Compare come espressione durante gli anni delle lotte femministe. Il movimento delle donne la coniò per significare il diritto di poter scegliere rispetto alle questioni della sessualità e della riproduzione. Rivendicare la totale autonomia della gestione del proprio corpo fu un punto di partenza, che portò a denunciare, e in parte risolvere, le mille forme di violenza, coercizione e discriminazione subite dal genere femminile, per le errate norme di diritto del tempo e le dinamiche familiari soggette ad una struttura sociale di tipo patriarcale.
  • (10) Joseph Ernest Renan (Tréguier, 28 febbraio 1823 – Parigi, 2 ottobre 1892) è stato un filosofo, filologo, storico delle religioni e scrittore francese. Famoso per la sua definizione di nazione data nel suo discorso Qu’est-ce qu’une nation? ma anche per i suoi contributi in storia delle religioni, soprattutto in quanto autore della popolare Vie de Jésus (Vita di Gesù), primo volume dell’Histoire des Origines du Christianisme. Teorico della razza ariana, affermò il primato della razza indo-europea, celebrando l’eccezionalità degli ebrei come nucleo etnico parte delle “grandi razze civilizzate”.

Fonte Wikipedia

 

 

 

Libri Citati

  • Cyberuomo. Dall’intelligenza artificiale all’ibrido uomo-macchina.
  • L’alba del transumanesimo e il tramonto dell’umanità
  • Enrica Perucchietti
  • Editore: Arianna Editrice
  • Collana: Un’altra storia
  • Anno edizione: 2019
  • In commercio dal: 3 aprile 2019
  • Pagine: 256 p., Brossura
  • EAN: 9788865881989

 

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Descrizione

Intelligenza artificiale, chip sottocutanei, clonazione, tecnosesso, trasferimento della mente, supersoldati. Tutto ciò sembrerebbe fantascienza, eppure si tratta delle più moderne innovazioni nel campo della scienza e della tecnologia. Lo scopo? Potenziare la natura umana, ibridare l’uomo con le macchine e creare un individuo geneticamente modificato totalmente artificiale e privo di legami con il mondo naturale. Ma qual è il vero scopo di queste ricerche? Cosa comporta, per l’uomo, questa rivoluzione antropologica? La tecnologia è diventata uno strumento per traghettare l’umanità verso un orizzonte distopico?

 

Immagine: Splice è un film del 2009 diretto da Vincenzo Natali, interpretato da Adrien Brody e Sarah Polley. Gli ingegneri genetici Clive Nicoli ed Elsa Kast sperano di raggiungere la fama combinando DNA animale per creare ibridi per uso medico per la società N.E.R.D. (sigla di Nucleic Excharge Research and Development). Il loro lavoro in precedenza diede vita a Fred, una creatura vermiforme delle dimensioni di un cane usata come compagno per Ginger, il loro esemplare di sesso femminile. Dopo averli accoppiati con successo, Clive ed Elsa pianificano di creare un ibrido umano-animale che avrebbe potuto rivoluzionare la scienza. I loro datori di lavoro Joan Chorot e William Barlow proibiscono loro di farlo. Nonostante il divieto, trovano ed estraggono da Fred e Ginger delle proteine usate per la produzione di farmaci commerciali. Clive ed Elsa si dedicano al loro programma in segreto. Sviluppano una creatura di sesso femminile.

 

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